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pulci di notte
Di Wimbledon e royal family
Questioni di pronuncia e di alberi genealogici. Le notti insonni di Lorenzetto a far le pulci ai giornali
- Popò. Maurizio Belpietro, direttore della Verità, nell’editoriale di prima pagina: “Insomma, l’ingresso ogni anno di un consistente numero di richiedenti asilo è secondo i compagni la panacea di tutti i mali”. Trattasi di tautologia: la panacea cura per definizione tutti i mali (dal greco panákeia, “che cura tutti i mali”), come attesta Lo Zingarelli 2026: “Rimedio che guarisce tutti i mali o (figurato) risolve tutti i problemi”. Tralasciando il refuso che fa capolino due capoversi dopo (“in Germania stanno pensano di risolvere il problema”), va segnalato un irresistibile sfondone poche righe più avanti: “Soldati che devono utilizzare questo popò di armamenti”. Quindi Belpietro, insospettabile pacifista, ritiene che le armi siano merda (popò, voce infantile per “escremento, cacca”, secondo il dizionario). Qualcuno gli spieghi che la locuzione enfatica è po’ po’ di, che sta per “quantità di misura notevole”. [13 luglio 2025]
- Afghanistan. In un articolo nel quale riferisce che Keith Kellogg, generale in pensione nominato da Donald Trump quale inviato per l’Ucraina, ha evocato la terza guerra mondiale, Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, parla di “tredicimila caduti sovietici in Afghanistan nei dieci anni fino al 1979”. Peccato che l’invasione russa sia cominciata, e non finita, nel 1979 (la vigilia di Natale, per l’esattezza), per concludersi 10 anni dopo, nel febbraio 1989. [11 luglio 2025]
- Royal box. Gaia Piccardi, inviata dal Corriere della Sera al torneo di Wimbledon, ha visto “Filippo VI seduto nel Royal Box accanto alla famiglia reale britannica al completo”. Avrà avuto un’apparizione: nella tribuna d’onore mancava il principe Louis di Galles, terzogenito del principe William, erede al trono britannico, e di Kate Middleton. C’erano soltanto i fratelli maggiori, George e Charlotte. [14 luglio 2025]
- Uimbledon. “Sinner vi si preparava da quand’era bambino, noi invece stiamo ancora imparando. Intanto a pronunciarne correttamente il nome (Uimbledon) senza rischiare la paresi facciale”, scrive Massimo Gramellini sul Corriere della Sera. Ma la pronuncia corretta di “Wimbledon” non è quella ironicamente riportata dal brillante corsivista: si dice infatti “Uìn-bldon”, senza la e centrale (con due schwa, secondo il Cambridge Dictionary). [14 luglio 2025]
- Numeri. Scrivendo sul Tempo della vacanza di papa Leone XIV a Castel Gandolfo, Francesco Capozza ricorda che Francesco “in dodici anni di papato ha messo piede nella villa pontificia che affaccia sul lago Albano solo una volta, quando andò a trovare il papa emerito Benedetto XVI” il 23 marzo 2013. Non è così. Bergoglio vi tornò invece altre due volte: il 14 luglio e il 15 agosto dello stesso anno. Il giornalista ricorda che Giovanni Paolo II definì più volte Castel Gandolfo il “Vaticano Due”, ma così Capozza rende incomprensibile la battuta del Pontefice polacco, che era solito chiamarlo invece il “Vaticano II”, con un evidente gioco di parole per alludere al concilio. [5 luglio 2025]
- Affetto. Paola Pollo sul Corriere della Sera tesse le lodi dello stilista Giorgio Armani, in occasione del suo 91° compleanno, con questa perla: “Un affetto immenso, che il mondo gli sta dimostrando, e che lui ieri ha voluto ringraziare pubblicamente”. Quindi Armani ha ringraziato l’affetto (soggetto della frase) e al diavolo coloro che gliel’hanno dimostrato. Nel medesimo articolo, Pollo si sofferma sui “bouquet famosi e non” giunti per l’occasione a casa di Armani. L’idea che esistano mazzi di fiori celebri e altri ignoti fa un po’ ridere, e comunque l’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no, quindi bisognava scrivere: “Famosi e no”. [12 luglio 2025]
- Attività. Sommario dalla Verità: “Davide Gorla, 65 anni, è stato accoltellato ieri all’interno della sua attività”. Lo sventurato protagonista involontario della notizia è un negoziante assassinato a Busto Arsizio. Per il dizionario, dicesi attività l’“insieme di azioni, comportamenti e decisioni, proprie di un individuo o di una categoria di individui, tesi alla realizzazione di uno scopo: attività produttiva, lucrativa; attività ricreativa, lavorativa” (Lo Zingarelli 2026). Va da sé che il sostantivo non può diventare sinonimo di negozio, per il quale, in forma estensiva, semmai si usa esercizio. [26 giugno 2025]
- Tasse. Antonello Guerrera, corrispondente da Londra, scrive sul sito della Repubblica che il Regno Unito “potrebbe essere dissanguato di 66 miliardi di asset di investimento in fuga dalla giurisdizione britannica” e prevede “uno smottamento mondiale di 142mila straricchi che cambieranno Paese di residenza”. Poi si chiede: “Ma come ha fatto Londra a ridursi così, visto che nel secolo scorso era la mecca di paperoni e ricche famiglie da tutto il mondo? Come spiega l’agenzia Henley & Partners, il Regno Unito paga soprattutto tre decisioni dal 2016 a oggi: la sospensione della concessione dei visti d’oro ‘Tier 1’; una delle tasse di successione più alte del mondo, al 40%, ma anche sui capital gains. Ma soprattutto la revoca dello status di non-dom, ovvero di ‘non domiciliato’. Spiegato meglio: sino allo scorso aprile, dietro il pagamento di cifre relativamente basse come 30mila o 60mila sterline all’anno, in questo Paese si poteva risiedere sul territorio britannico, ma si poteva pagare le tasse su guadagni e asset generati all’estero in un altro Paese, dove i livelli di tassazione sono più bassi di quelli britannici”. Informazione sbagliata (al pari della concordanza “si poteva pagare le tasse”). Come si evince dal sito ufficiale www.gov.uk, il governo britannico permetteva (ora non più, di qui l’esodo di multimilionari e miliardari) di ottenere lo status di resident non domiciled (residente non domiciliato), inizialmente senza pagare alcun supplemento. Dopo i primi sette anni di permanenza nel Regno Unito, era possibile mantenerlo versando una tassa forfettaria annuale di 30.000 o 60.000 sterline, a seconda della durata del soggiorno. Con questo status si era soggetti a imposizione solo sui redditi e sugli asset generati nel Regno Unito. I redditi prodotti all’estero non erano tassati dal fisco britannico, a meno che non venissero trasferiti in Gran Bretagna (regime detto remittance basis). I soggetti che facevano richiesta di questo status godevano normalmente di proventi multimilionari generati fuori dal Regno Unito, spesso dividendi derivanti dal business di famiglia. [24 giugno 2025]