pulci di notte

Madonne e refusi

Stefano Lorenzetto

Questioni metriche e genealogiche. Le notti insonni di Lorenzetto a far le pulci ai giornali

Maginot. Editoriale di Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera: “I polacchi hanno costruito una barriera alta cinque metri e lunga 180 al confine con la Bielorussia”. Un deterrente degno della Linea Maginot. [3 luglio 2025]

Madonna. Nel Giornalone, inserto satirico della Stampa “fondato pilatescamente da Luca Bottura”, il freddurista crede di canzonare il vicepremier con questo titolo d’apertura vagamente blasfemo: “La Madonna a Tajani: ‘Ora basta minchiate’”, seguito da un sommario che dovrebbe motivare la presa in giro: “Il ministro aveva associato la bandiera Ue al manto della Vergine”. Solo Bottura ignora che il simbolo dell’Unione europea – un cerchio di 12 stelle dorate su sfondo blu, adottato nel 1955 dal Consiglio d’Europa – fu ideato dall’artista alsaziano Arsène Heitz, devoto cattolico appartenente alla Milizia dell’Immacolata fondata da san Massimiliano Kolbe. Heitz dichiarò di essersi ispirato all’Apocalisse (12, 1): “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. L’associazione mariana fatta dal vicepremier Tajani era quindi più che pertinente. [6 luglio 2025]

Capolavoro. In un editoriale pubblicato da Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, lo storico Adriano Roccucci scrive della guerra in Ucraina. In 5.570 battute l’esponente della Comunità di Sant’Egidio, alla quale appartiene il porporato romano, riesce a non utilizzare mai il termine “russo” e nomina il Paese aggressore solo per evocare “una pronosticata futura guerra tra Russia e Paesi della Ue, data per certa da alcuni con nordica precisione, con tanto di mese e anno”. Non c’è che dire: un capolavoro. [29 giugno 2025]

Cruciani. Selvaggia Lucarelli racconta su Substack il motivo per cui Giuseppe Cruciani “non avrebbe ragione per avercela” con lei. Tra le perle del racconto, segnaliamo cinque “perchè” con l’accento grave anziché acuto e un “ebrezza” (condonabile). Che Cruciani ce l’abbia con lei per come scrive? [3 luglio 2025]

Diavolo. In un bel testo pubblicato dal Foglio, Annalena Benini racconta di Ventotene, dei suoi figli e, in particolare, delle voraci letture di quello sedicenne. Il quale la sveglia in piena notte per leggerle il finale del celeberrimo romanzo di Alexandre Dumas Il conte di Montecristo, riportato (senza dirlo) nella migliore versione italiana, quella della compianta Margherita Botto per “Le grandi traduzioni” di Einaudi. Eccolo: “‘Chissà se ci rivedremo mai!’ disse Morrel asciugandosi una lacrima. ‘Caro – rispose Valentine – il conte non ci ha forse appena detto che tutta l’umana saggezza era contenuta in queste due parole: Attendere e sperare!’”. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli, perché il testo citato inizia così, nella versione originale: “‘Chissà se li rivedremo mai!’”, frase riferita a Edmond Dantès, il conte di Montecristo, e alla sua Haydée, che si allontanano nel Mediterraneo. [28-29 giugno 2025]

Neanche. Titolo da Libero: “Il forfait di Giuli al premio Strega / ‘Non ho avuto neanche i libri’”. Che altro avrebbe dovuto ricevere il ministro della Cultura? A quanto pare, gli organizzatori del premio Strega si sono dimenticati solo di fargli avere i libri. Quindi la frase del titolo doveva essere: “Non ho neanche avuto i libri”. [3 luglio 2025]

Netanyahu. “Israele è stato fondato da una generazione di ebrei venuti dall’impero zarista: i genitori di Moshe Dayan, di Ariel Sharon, Yitzhak Rabin, Benjamin Netanyahu”, osserva Ugo Tramballi in un’analisi sul Sole 24 Ore, lasciando così intendere che i loro antenati fossero russofili. Ora, è vero che Benzion Netanyahu, padre dell’attuale premier israeliano, era nato in Polonia (a Varsavia) all’epoca del dominio zarista, ma la sua famiglia era lituana. Quanto alla madre, Tzila Segal, venne al mondo a PetahTikva (oggi Israele) da un genitore lituano emigrato negli Stati Uniti e poi giunto nella Palestina dominata dall’Impero ottomano. Si dà il caso che i polacchi e i lituani abbiano sempre detestato i russi: Tramballi non ricorda Marko Ramius, il comandante del sottomarino Ottobre Rosso che nel libro di Tom Clancy, reso famoso anche dal film Caccia a Ottobre Rosso interpretato da Sean Connery, consegna il sottomarino nucleare sovietico agli americani per punire l’Urss? È un lituano, appunto. [17 giugno 2025]

Parchi. Titolo dalla prima pagina di Domani: “Rai, parchi e riciclati / È la Lega delle poltrone”. Che vorrà dire? Che in Rai abbondano le persone rigenerate e sobrie, misurate, parsimoniose? Per capirlo, andiamo a pagina 7, come invita a fare il rimando. Qui troviamo un titolo di spalla: “Politici riciclati / La Lega riapre le porte girevoli ”. Nessun accenno ai “parchi” nell’articolo. Il mistero s’infittisce. Poi l’occhio cade sul titolo di apertura – “Il leghista colleziona incarichi / Viviani sbarca anche su Rai 1” – che tuttavia non dipana l’enigma. Infine le pupille si posano sul sommario: “Dirigente Lega, consulente a Chigi e guida il parco delle Cinque terre: ora anche in tv”. Conclusione: nella redazione di Domani va di moda il minestrone alla genovese, piatto ligure ottimo d’estate. (Resta inoltre da chiarire come sia possibile aprire le porte girevoli). [26 giugno 2025]

Débâcle . Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: “Avendo messo sin dall’inizio in conto la sconfitta, la sinistra spera di spacciare la debacle in un successo ”. Si scrive débâcle e si spaccia “per”, non “in”. La giusta preposizione è nella definizione di spacciare sullo Zingarelli 2026: “Far passare una cosa o una persona per un’altra: spacciare ottone per oro ”. [7 giugno 2025]

Refusi. Titolo a tutta pagina da L’Economia, settimanale del Corriere della Sera: “Così l’ algortirmo può moltiplicare i premi”. E anche i refusi. [9 giugno 2025]