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Preghiera
Carmelo Bene antisociale e spirituale
Filippo La Porta lo racconta in "Solo l'amore di Dio esiste" e lo descrive come un "santo mancato, un mistio fallito, animato da una devozione febbrile e impossibile". Il fatto religioso è in qualsiasi cosa lo riguardi
Si trova quello che si cerca e io in qualsiasi cosa legga di o su Carmelo Bene trovo il fatto religioso. Lo trovo ancor più facilmente in “Solo l’amore di Dio esiste” edito da Kurumuny e firmato da Filippo La Porta che così definisce il grande artista: “Un santo mancato, un mistico fallito, animato da una devozione febbrile e impossibile, da una fede disperatamente senza oggetto”. Fallito fino a un certo punto, siccome “la religiosità straniata o blasfema è l’unica via che in un mondo totalmente desacralizzato ci fa almeno presentire un vuoto, precondizione per afferrare un qualche pieno, come sanno tutti i mistici”.
Ecco perché nell’opera di Bene percepisco l’eco di un’invocazione al Deus absconditus... Secondo La Porta l’autore di “Nostra Signora dei Turchi” più che a Deleuze (un rapporto contingente) è vicino a Kierkegaard (un’affinità fondamentale), ossia all’idea che “ci si salva non dentro la Storia, ma fuori della Storia, nel rispondere del singolo a una misteriosa chiamata di Dio”. Ogni benedizione a Filippo La Porta che mi fa sentire meno solo quando ritengo Carmelo Bene essenzialmente antisociale e spirituale.