
foto Olycom
Preghiera
Leggere Solinas e ripudiare gli specialismi
"Supervagamondo" (Settecolori) mi fa viaggiare in luoghi in cui non andrò mai e scoprire libri che non leggerò mai. Tutto con lo spirito del dilettante appassionato
Leggo Stenio Solinas perché scrive di viaggi che non farò, di libri che non leggerò, col tono del “dilettante appassionato di storie, di luoghi, di uomini e di cose”. E io per professionisti e specialisti provo un fastidio ormai patologico: per dire, mi interesso di arte ma i giornalisti, gli scrittori, gli autori che scrivono soltanto di arte appena li sento nominare sbadiglio, è più forte di me. Con il vario Solinas non corro questo rischio.
In “Supervagamondo. Viaggi e paesaggi, luoghi e incontri, miti e snobismi” (Edizioni Settecolori) leggo di Malta, Gibilterra, Cipro, Algeria, Turchia, Afghanistan, India, Cina, Cuba, e prendo appunti. Poi leggo di Balzac, Barbey d’Aurevilly, Morand, Malraux, Gary, di molti altri scrittori molto spesso francesi che avevo a malapena sentito nominare, e prendo ancora appunti. Colma parecchie lacune, questo grosso volume. E infine: più volte durante la lettura mi imbatto nella parola “negro”. Sia lodato l’editore, talmente amante della libertà di espressione da non togliere la G.



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