Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica. E' scomparso all'età di 98 anni (Ansa)

Preghiera

In Italia anche le élite tifano, purtroppo

Camillo Langone

Tutte le belle parole che saranno dette per il fondatore di Repubblica tralasceranno l'aspetto più importante: il disprezzo per lo sport

Oh gran snobismo de’ giornalisti antiqui! Di Eugenio Scalfari rimpiango i primi anni di Repubblica, 1976-79: quel giornale dalla bellissima grafica esordì, ovviamente per volere del suo fondatore, senza pagine sportive. Poi Scalfari dovette cedere, sebbene sempre con molto stile, affidando lo squallido argomento al sommo Gianni Brera. Dovette constatare che in Italia le sedicenti élite sono becere quanto le plebi e tifano pur esse Milan, Inter, Roma, Giuventus... Capisco bene, sembra di parlare del tempo degli etruschi, e in effetti Scalfari nacque a Civitavecchia, ma invece era il novecentesco snobismo liberale, il contegno descritto da Elena Croce. Era un mondo piccolo quello della primogenita di don Benedetto ed è un mondo piccolissimo, quasi privato, questo mio dello snobismo cristiano antisportivo, che pure si appoggia sull’essoterico Vangelo: “Così gli ultimi saranno primi, e i primi, ultimi”. Di Scalfari, adesso che è morto, tutti diranno tutto tranne la cosa più luminosa: il disprezzo per lo sport.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).