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Il pranzo di Ognissanti come un'Ultima cena

Camillo Langone

Incomberanno ulteriori decreti governativi sul mangiare assieme. E allora l’importante è che sia, nei piatti, tradizionale, perché la tradizione è comunione, custodia del fuoco, “forma suprema di resistenza collettiva alla morte” (Marcello Veneziani)

Nell’universale iattura si veda una piccola luce nella festa di Ognissanti che cade di domenica. Domani si affolleranno i significati: il giorno del Signore, il giorno dei Santi che in ogni tempo gli furono graditi, la vigilia dei Morti, la passione dei Ristoranti. Sul pranzo domenicale incomberanno ulteriori decreti governativi e avrà un profumo di ultima cena (in questo 2020 ho vissuto più ultime cene, o che sembravano tali per divieti imminenti, ricavandone una mistica sensazione di “estote parati”). Proprio non bisogna lasciarselo scappare questo pranzo, sia famigliare, sia amicale o di amanti (mai capita la preferenza delle coppie per la cena e non per il pranzo: non è meglio l’amore il pomeriggio?). L’importante è che sia, nei piatti, tradizionale, perché la tradizione è comunione, custodia del fuoco, “forma suprema di resistenza collettiva alla morte” (Marcello Veneziani). Mi piacerebbe mangiare l’anguilla come il 1° novembre 1555, a Firenze, fecero il Pontormo e il Bronzino. Mi piacerebbe mangiare l’oca, come pochi anni prima, stesso giorno e stessa città, faceva Francesco Berni. Ma oggi dalle mie parti sono cibi quasi introvabili. Allora ordinerò qualcosa in brodo, per scaldarmi il cuore.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).