Mons. Cavina con Papa Francesco (foto LaPresse)

Elogio di Cavina, paladino contro la cosificazione della vita umana

Camillo Langone

Hanno costretto il vescovo di Carpi a dimettersi. E non c’è da sorprendersi

Beati i perseguitati e dunque beato monsignor Cavina, il vescovo di Carpi costretto a dimettersi in seguito a una campagna mediatica odorosa di zolfo come certe bottiglie di vino cattivo. Che fosse un sant’uomo lo scoprii al tempo del piccolo Alfie: fu lui a prodigarsi affinché Papa Francesco si interessasse al triste caso del bambino malato che il necrofilo stato inglese aveva condannato a morire di asfissia. Poi lo verificai di persona, qualche mese fa. Dopo avermi accolto sulla porta del vescovado, in clergyman perché oggi un vescovo non può essere perfetto, mi portò a visitare il duomo. Magnificamente restaurato dopo il terremoto, sorprendentemente affollato e abbastanza insolitamente dotato di candele vere. Mi complimentai e lui mi rispose: “La sovrintendenza le voleva elettriche ma ho deciso io”. In Inghilterra monsignor Cavina si era battuto contro la cosificazione della vita umana, perdendo, ma a Carpi aveva vinto una piccola battaglia contro la cosificazione della vita cristiana. Adesso lo hanno costretto a dimettersi e non c’è da sorprendersi perché, come dice San Paolo, “tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”. Perseguitati e dunque, come dice Cristo Gesù, beatificati.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).