Massimo Bottura (foto LaPresse)

Avrei preferito che l'Osteria Francescana di Massimo Bottura non avesse vinto

Camillo Langone
San Geminiano protettore di Modena, davanti alla tua statua, in Duomo, pochi giorni addietro ho acceso un cero, e adesso ti chiedo di proteggermi perché oggi il mio compito è perfino più difficile del solito. Avrei preferito che l’Osteria Francescana di Massimo Bottura non venisse nominata miglior ristorante del mondo.

San Geminiano protettore di Modena, davanti alla tua statua, in Duomo, pochi giorni addietro ho acceso un cero, e adesso ti chiedo di proteggermi perché oggi il mio compito è perfino più difficile del solito. Avrei preferito che l’Osteria Francescana di Massimo Bottura non venisse nominata miglior ristorante del mondo da The World’s 50 Best Restaurants, per non doverne scrivere. Conto di cavarmela evitando di scrivere ciò che penso di questi premi, ciò che penso del maître Giuseppe Palmieri, fra l’altro mio corregionale, ciò che penso delle opere d’arte presenti nelle sale, fra l’altro provenienti dalla galleria del mio vecchio maestro di scuola romana e transavaguardia Emilio Mazzoli.

 

Non scriverò nemmeno ciò che penso dei nomi dei piatti e di alcuni piatti e dell’esecuzione di alcuni piatti. E non scriverò ciò che penso del nome del locale: l’ho già fatto e odio ripetermi. Non scriverò quasi niente, San Geminiano, fedele al motto “Aiutati che San Geminiano ti aiuta”. Scriverò soltanto che Bottura ha il grandissimo merito di aver proposto e valorizzato, fin dal primo giorno di apertura del suo ristorante, il Lambrusco e in particolare quell’assoluto che è il Sorbara, vino di cui molti suoi colleghi si vergognavano e tuttora si vergognano, siccome complessati e capre. Dunque viva Modena, viva il Lambrusco, viva Bottura, viva San Geminiano!

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  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).