(foto Ansa)

la strategia

Salvini il bocciato, dal Ponte alla Manovra. E lui si rifugia nei diversivi

Luca Roberto

Prima la commissione Bilancio del Senato smonta gli emendamenti leghisti per mancanza di coperture (e adesso il Carroccio li ripresenta). Poi la Corte dei conti deposita le motivazione per lo stop al Ponte sullo Stretto. Nel frattempo però il vicepremier preferisce bloccare la legge sul consenso. E parla di home schooling nei boschi

Dice no alla legge sul consenso, indispettendo Giorgia Meloni che aveva stretto un patto con Elly Schlein. Si collega con la Zanzara di Cruciani e Parenzo (non lo faceva da anni) per parlare della famiglia nel bosco e di sicurezza nei campi rom (do you remember ruspa?). E insomma Matteo Salvini, dopo le elezioni in Veneto e in Puglia, dove la Lega è andata bene, si è ringalluzzito. Ha preso a muoversi con quella baldanza che da un po’ di tempo aveva messo nel cassetto. Una strategia che sembra rispondere anche a un imperativo molto contingente: far passare in secondo piano la sfilza di emendamenti che la Lega si è vista cassare alla legge di Bilancio per inconsistenza di coperture. Alcuni dei quali erano totem della propaganda leghista. Ma anche l’intoppo sul Ponte sullo stretto (oggi sono arrivate le motivazioni dello stop della Corte dei conti, secondo cui ci sarebbero violazioni delle direttive europee. Il Mit ha risposto: già a lavoro per superare i rilievi).

Tornando alla manovra, la bocciatura che a Salvini ha fatto sicuramente più male è stata quella che riguarda le risorse che il Carroccio aveva cercato con ogni mezzo di ammonticchiare sul Piano casa, un progetto di cui il vicepremier vagheggia dai primi mesi di governo e che però non ha mai assunto fattezze precipue. Tanto da chiedere addirittura a Cassa depositi e prestiti di trovare soldi (secondo Confindustria, servirebbero almeno 5 miliardi di euro). Fatto sta che in un emendamento controfirmato dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo la Lega aveva messo, da qui al 2030, 877 milioni milioni di euro. Che non saranno la cifra che Salvini si aspettava ma un qualche progetto di housing sociale avrebbe consentito di farlo partire. Risultato? Quell’emendamento, secondo la commissione Bilancio del Senato, era inammissibile per mancanza di coperture, visto che venivano utilizzate risorse del “Fondo per interventi strutturali di politica economica”, ma anche del “Fondo europeo di sviluppo regionale” per il ciclo 2021-2027.

 

La batosta è stata talmente grossa che Salvini ha chiesto ai suoi di ripresentare l’emendamento, con una piccola correzione per gli anni 2026 e 2027 che dal Carroccio sperano basti a superare l’impasse. Stessa dinamica osservata per l’altra bocciatura: l’emendamento che prevedeva di incrementare di 5 miliardi per ogni anno dal 2026 al 2028 il fondo per la riduzione della pressione fiscale, utilizzando come copertura la cessione di quote del Mes, anch’esso giudicato inammissibile. Cosa hanno fatto Salvini e i suoi? Hanno ripresentato l’emendamento, facendo cenno alla “cessione delle quote di contribuzione al capitale per la partecipazione del Meccanismo europeo di stabilità” e stabilendo che i proventi vengano destinati “al rifinanziamento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale”. Eliminando però la quantificazione presente nella prima versione (15 miliardi nel triennio, 5 all’anno per il 2026-28). Ma il Carroccio c’è rimasto così male dal risultato del vaglio della commissione Bilancio (pensate cosa avrebbe potuto fare la Ragioneria dello stato), che ha deciso di ripresentare pure altri emendamenti alla manovra: in primis la richiesta di sopprimere l’aliquota al 26 per cento sugli affitti brevi. La precedente copertura, l’incremento dell’Irap per le banche, viene sostituita con l’uso del Fondo per interventi strutturali di politica economica. Così come lo stop all’aumento per l’età pensionabile, in precedenza da finanziare sempre con l’evergreen Irap alle banche, viene rivisto attingendo al “Fondo sociale per occupazione e formazione”. Anche sulla flat tax per i giovani la Lega ci riprova. E se la bocceranno di nuovo nessun problema: Salvini starà ancora parlando di home schooling nei boschi.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.