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il colloquio

Malan (FdI):“Emendamento sull'oro? Nessuna novità: andiamo avanti”

Gianluca De Rosa

L'iniziativa potrebbe costare all'Italia due procedure d'infrazione Ue. "Bisogna essere sicuri non solo della proprietà, ma anche della disponibilità fisica", dice Laura Bottici, che nel 2019 presentò la stessa proposta

Il destino dell’emendamento sull’“oro italiano” è ancora tutto da verificare. FdI – come ritengono molti anche dentro Forza Italia – potrebbe scegliere di ritirarlo. O ancora potrebbe essere il governo a chiederne formalmente il ritiro. E però il fatto che l’emendamento sia il primo tra quelli firmati dal capogruppo del partito al Senato Lucio Malan, e che abbia passato sia il filtro politico degli emendamenti segnalati, sia quello formale dell’ammissibilità, lascia immaginare che si tratti di qualcosa di più dell’iniziativa di un singolo. Dice Malan al Foglio: “Per adesso non c’è alcuna novità, l’emendamento era tra i nostri segnalati ed è stato dichiarato ammissibile. Andiamo avanti”. L’emendamento ribadisce che “l’oro detenuto della Banca d’Italia appartiene al popolo italiano”. Come ha raccontato ieri questo giornale, l’iniziativa potrebbe costare all’Italia due procedure d’infrazione Ue: una per mancata comunicazione alla Bce su una materia di sua competenza e una seconda per violazione del trattato sul finanziamento monetario agli stati. Accadde qualcosa del genere già nel 2019, piena stagione gialloverde, quando una mozione comune di Lega e M5s chiedeva qualcosa di molto simile e fu bocciata dalla Bce, con un parere firmato Draghi. Già all'epoca FdI, con una pattuglia parlamentare poco consistente, aveva presentato un proprio testo. Era praticamente identico all’emendamento Malan. Tant’è che Laura Bottici, ex senatrice del M5s, cofirmataria nel 2019 della mozione con il leghista Alberto Bagnai, ora dice: “Bene dire che l’oro della Banca d’Italia è degli italiani, ma quel che conta davvero è essere sicuri non solo della proprietà, ma anche della disponibilità fisica. Altrimenti il rischio è che qualcuno lo venda”. E questo punto sembra centrale, perché mostra come i motivi dell’emendamento di FdI non siano troppo dissimili da quelli decisamente euroscettici di sei anni fa. Legati all’ipotesi che qualcuno possa vendere quell’oro. Nelle fantasie paranoiche si temono le mani leste del sistema europeo delle banche centrali (Sebec), che gestisce in effetti l’oro (come le riserve delle altre monete estere in valuta) o delle banche che sottoscrivono il capitale della “privata” Bankitalia.

 

Mentre grillini, leghisti e fratelli sognano di venderlo e usarlo per finanziare la spesa pubblica. I 5 stelle ancora in Parlamento sull’argomento hanno una posizione decisamente più timida rispetto al 2019. “Di principio possiamo anche condividere l’idea che l’oro gestito dalla Banca d’Italia sia di proprietà dello stato, e non di una privato o degli Usa dove è in parte conservato”, dice Gianmauro Dell’Olio, deputato pentastellato e vicepresidente della commissione Bilancio di Montecitorio del Movimento. “Dall’altra parte però questo provvedimento non c’entra nulla con la legge di Bilancio, non capisco come possa essere considerato ammissibile”. Ancora più netto il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: “Quell’oro è già gestito dalla Banca d’Italia, che è un ente pubblico, in pratica l’emendamento non serve a niente. Non si capisce, invece, è se vogliono usarlo come una copertura, vendendolo. Non si può, è noto”. A stroncare totalmente l’iniziativa di FdI è il responsabile economico e senatore del Pd Antonio Misiani: “E’ l’ennesimo pasticcio, la riproposizione di una vecchia bandierina ideologica travestita da grande battaglia patriottica”, dice, citando poi quanto scritto ieri sul Foglio. “Una norma totalmente inutile e soprattutto tecnicamente insostenibile: violerebbe i Trattati europei, aprirebbe contenziosi con la Bce, con la Commissione, e rischierebbe perfino di spalancare all’Italia nuove procedure d’infrazione”.

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