L'intervista

Eugenia Roccella: "Il consenso? Giusto che il Parlamento ne discuta. La sinistra vada oltre le mimose"

Ginevra Leganza

"Le leggi si discutono in Aula, oltre i simbolismi del 25 novembre", ci dice la ministra della Famiglia e delle Pari opportunità. "Il patriarcato? In questa parte di mondo semplicemente non esiste" 

“Mi hanno cercata, inseguita, persino insultata perché il Parlamento vuole sciogliere alcuni dubbi sul ddl relativo alla violenza sessuale e al consenso. Mi domando cosa c’entri il governo, e in questo caso io, con una legittima iniziativa parlamentare”. Ministro Roccella, vi si accusa di non rispettare “i patti”. Per Schlein e per il Campo largo avreste dovuto infiocchettare il pacchetto sul femminicidio – comprensivo di legge e ddl – entro il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Difatti abbiamo corso. La legge ha avuto un percorso velocissimo, cominciato l’8 marzo”. Il giorno delle mimose: più che una legislatura, è una liturgia. “Dicevo, la legge ha avuto un percorso velocissimo. Dopodiché è semplicemente accaduto che nella commissione Giustizia al Senato, Giulia Bongiorno, garanzia su questi temi, abbia deciso insieme alla maggioranza che forse occorreva più tempo per valutare alcuni dubbi relativi al ddl”. Dubbi che vanno dalla proporzionalità di reati e pene alla discrezionalità del giudice. “Come è stata discussa la legge sul femminicidio, così è emersa la necessità di esaminare meglio il tema del consenso. E’ il percorso normale della legge che, al di là del 25 novembre, non vive di soli simbolismi. L’avvocato Gian Domenico Caiazza, ex presidente delle Camere penali, ha espresso dei dubbi in merito. Anche perché il consenso, per come viene concepito, rischia di legittimare altre perplessità sull’inversione dell’onere della prova”.

Lei dice che la legge non vive di simbolismi. Tuttavia l’iter è cominciato nel segno della mimosa e si è chiuso con le camicie rosse dai seggi dem. “Come dico sempre, il 25 novembre per noi è ogni giorno”. Comunque resta la foto delle deputate, da Elly Schlein a Chiara Braga, con le bluse rubino e amaranto. Cinquanta sfumature di rosso? “Tra l’altro il colore scelto da UN Women, a livello internazionale, è l’arancione. Noto che non sono molto preparate. Il rosso evoca sangue, violenza, ferita, allarme”. Non meno che antiche radici. Femminicidio ma pure rossicidio? “Usano il rosso per dipingere la donna come vittima. L’arancione serve anche a lanciare messaggi positivi. La donna non è vittima. C’è un principio di morbosità in questo tipo di racconto e di ricostruzione politica e mediatica. La donna è protagonista, potenzialmente forte, e nel nostro mondo è affrancata dal patriarcato”. Tasto dolente. “Il patriarcato esiste ed è diffuso nella metà del mondo, ma qui è stato sconfitto. Semmai, ha lasciato degli strascichi perché l’inconscio si muove in modo millimetrico ed è un problema, per alcuni uomini, stare immediatamente al passo con il nostro veloce riassetto normativo. Abbiamo cambiato le leggi nel giro di cinquant’anni. Ecco, c’è una parte del mondo maschile che fatica a fronteggiare la libertà femminile, il ‘no’ della donna. D’altra parte il consenso è una questione di libertà femminile. Da parte mia posso dire che alla parola ‘parità’ preferisco ‘libertà’”. Ministero della Famiglia e della Libertà femminile? “Io penso ci sia una questione profonda, quando si affrontano questi temi, che riguarda la libertà delle donne”.

Parla adesso Roccella, femminista della differenza: “Le donne devono essere messe in condizione di rintracciare i sintomi della violenza. Devono avere gli strumenti per discernere, e maturare consapevolezza. E’ una lotta per la libertà”. Ministro, tornando al ddl, non trova che i dubbi e le perplessità siano corollario di un principio a tratti volatile? Il consenso è cangiante. Affonda nella morale delle intenzioni, oltreché delle azioni, ed è difficile da misurare… “No. Per quanto riguarda il consenso, sappiamo che è già nella nostra giurisprudenza. Ovvero nelle sentenze della Cassazione. Quello che vogliamo fare, e lo vogliamo con convinzione, è trasferirlo nella legge. Il principio è sacrosanto. Il sesso prevede consenso. Ciò detto, è giusto ci sia lo spazio per una riflessione su come articolare il principio in ambito legislativo. Si parla sempre del bicameralismo, e del fatto che il parlamento abbia le sue prerogative. Ecco, una volta che se le è prese, è pretestuoso attaccare il governo”. 

Di più su questi argomenti: