Il nodo del sistema bipolarizzato

Da sinistra per la riforma elettorale. Parla Stefano Ceccanti

Come uscire da una situazione di eventuale parità ingovernabile?

Marianna Rizzini

"L'unica soluzione è andare verso un premio di maggioranza che, in condizioni normali, quelle prospettate dalla Corte costituzionale, eviterebbe un pareggio. Se poi nessuno arriva al 40 per cento o i vincitori sono diversi, ad impossibilia nemo tenetur”, dice il costituzionalista

Effetto collaterale del voto in Campania, Puglia e Veneto: la legge elettorale rispunta dal cassetto del centrodestra, come urgenza, necessità e prodromo di stabilità, (in varie gradazioni di proporzionale con premio di maggioranza). Da sinistra c’è chi dice: tutta questa fretta risponde al timore di un futuro pareggio o addirittura di una non vittoria nella coalizione di Giorgia Meloni. Ma il  discorso appare più complesso sia del trincerarsi dietro alla profezia del “chi cambia la legge elettorale poi magari nelle urne la subisce” sia dietro alle opposte tifoserie. E Stefano Ceccanti, costituzionalista, docente, già parlamentare dem, dice: “Va cambiato infatti il punto di partenza – che è un dato politico serio e per certi versi innovativo, che si può criticare o meno, ma che esiste. La leader del centrodestra ha basato la sua linea, sin dalla scorsa legislatura, sul rifiuto di qualsiasi alleanza che non sia con gli altri soci del centrodestra. A lei si è aggiunta la nuova leader del Pd, Elly Schlein — che specularmente ha sostenuto con intransigenza la stessa linea. Vanno prese sul serio, non parlano a caso. Visto che quasi tutto il sistema dei partiti si è ricollocato in chiave bipolare, come se ne potrebbe uscire in caso di pareggio? Ora, al di là delle regionali, il sistema è per cinque ottavi proporzionale e per gli altri tre, correggendolo con l’uninominale, dove le vittorie sarebbero a chiazze, tenderebbe appunto a un sostanziale pareggio che sarebbe non gestibile politicamente”.

 

Si affaccia dunque (e non da oggi) anche a sinistra il sostegno alle ragioni di una eventuale riforma della legge elettorale? In quale direzione e perché? “Se quel vincolo politico va preso sul serio, come credo, l’unica soluzione è andare verso un premio di maggioranza che, in condizioni normali, quelle prospettate dalla Corte costituzionale (almeno il 40 per cento dei voti, massimo del 55 dei seggi, vittoria della stessa coalizione in entrambe le Camere) eviterebbe un pareggio. Se poi nessuno arriva al 40 o i vincitori sono diversi, ad impossibilia nemo tenetur”. Ma c’è un margine per il dialogo tra maggioranza e opposizione su questo tema? “In astratto ci sarebbe”, dice Ceccanti, “ma in questa legislatura ci si è disabituati a fare accordi e a estremizzare le differenze, anche quando sarebbero superabili. Lo sarebbero state anche sull’autonomia, ripartendo dal Senato delle Regioni, e sulla separazione delle carriere, separandola dal sorteggio”. Ma tant’è.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.