L'intervista

Mollicone: "Pasolini fu fascista. La sinistra ha svenduto la sua Torre di Chia a un attore, amichetto di Zingaretti"

Ginevra Leganza

"PPP fu fascista convinto, non per caso né per convenienza", dice il presidente della commissione Cultura di Fratelli d'Italia. Che poi aggiunge: "Vi racconto della Torre di Chia, che Franceschini da ministro si rifiutò di acquistare per venderla a un amico" 

Passione PPP. Federico Mollicone lo sa e, a differenza del maestro, ha persino le prove. “Io lo so e ho le prove”, dice l’homme de lettres meloniano al Foglio. “Io lo so. Ho ricostruito tutto”, ribadisce. Cosa sa, onorevole? “So che fu solo per amichettismo che la giunta di Nicola Zingaretti privò l’Italia della Torre di Chia”. L’ultima dimora di Pasolini. “L’allora segretario del Pd e presidente della Regione privò l’Italia di un bene simbolico della poetica pasoliniana”. Quali sono le prove? “Ho un documento dell’allora ministero, presieduto da Franceschini, che con la Regione doveva acquistare l’immobile. Ma non se ne fece niente. E sa perché?”. Perché? “Perché Zingaretti volle favorire un amico del fratello Luca! Un attore che aveva recitato con lui in Montalbano! Un amichetto, insomma. Che l’acquistò per uso personale”.

L’attore in questione è Gabriele Gallinari, leggiamo nel documento. Anche di questo parlerete oggi nell’ambito dell’affollatissimo convegno Pasolini conservatore? “Sì. La sinistra ora si straccia le vesti perché io dico che lui è nel nostro pantheon, o perché rivendico che fu fascista. Ma quando governava, e aveva i soldi per acquistare la Torre che costava solo 775 mila euro, dov’era? L’ha venduta a un amico. Che forse ci abita e ci fa i reading una volta al mese. Ma quello è un luogo essenziale del pasolinismo. E’ il luogo dell’ultimo Pasolini. Il simbolo della produzione cinematografica, dov’è ambientato il Vangelo secondo Matteo. Della poetica visiva, dove si fece fotografare nudo da Dino Pedriali. E poi della letteratura, perché lì Pasolini compose Petrolio, dopo l’incontro con Pound. E’ quello il vero luogo del poeta, eppure Franceschini non lo acquistò. E ora, carte alla mano, so perché. Ho ricostruito tutto”.

Già prima, comunque, la Torre di Chia, vicino a Soriano nel Cimino, apparteneva a un privato. Così risulta dalla risposta a una sua interrogazione parlamentare. “Sì. Ma sarebbe stato giusto trasformarla in casa-museo in suo onore. Purtroppo nel 2021 ha prevalso la logica del salottino cinematografico. Come sempre, del resto. Loro, che ci accusano di appropriazione, ne hanno svenduto le spoglie”. E oggi? “Oggi noi abbiamo rilevato la sua casa da ragazzo a Rebibbia. Ma potrà intuire che non è la stessa cosa”. No. Ma adesso veniamo al convegno. Vi si accusa di appropriazione, diceva. O se non altro d’aver forzato il pensiero del poeta. Di certo c’è che quella per Pasolini, da passione, rischia di diventare una fissazione...e la fissazione – si dice da noi – è persino peggio della malattia... “No. Per noi Pasolini è un riferimento. E lo rivendichiamo coi fatti”. Lei, settimane fa, ci ha detto che era fascista più che conservatore. Eppure “conservatore” è nel titolo del convegno. Ci aiuti. Perché con tutti questi aggettivi PPP sta diventando un rompicapo. “Quel titolo l’ha deciso Francesco Giubilei, non io”. Ah. Comunque la sua affermazione, così ardita, ha ispirato la beffa di Luca e Paolo. E poi una canzoncina di Geppi Cucciari. Li ha visti? “Certo. Ma io rivendico quello che ho detto: Pasolini fu fascista. E’ tutto raccontato nel libro Pasolini giornalista di Giovanni Giovannetti”.

Ma essere ventenni e fascisti – qualcuno obietterà – era fisiologico in quegli anni. “No! No e poi no. Pasolini fu fascista. Attivo e convinto. E non solo perché scriveva su Setaccio e Architrave, ma anche perché ne disegnava i menabò, era caporedattore. E poi faceva parte dei Guf. Pensi che avrebbe addirittura fatto il delatore, per conto di un capo, per svelare chi dell’entourage fosse meno entusiasta del fascio”. Ma onorevole, converrà con noi che la delazione non è una bella cosa. “No, certo. Su questo ha ragione. E’ solo per dire che fu fascista convinto. Attivo e consapevole. Proprio come Giorgio Bocca, Eugenio Scalfari, Dario Fo, Aldo Moro. In ogni caso, l’affaire Torre di Chia prova l’essenza della sinistra. Ci insultano perché ce ne appropriamo, eppure loro, quando avevano i soldi, hanno venduto la dimora medievale agli amichetti. Dopodiché, giusto per chiarire: Pasolini fu fascista, comunista, poi fu espulso dal partito, e infine fu filoradicale. Fu un irregolare”. E dunque un uomo che forse, per citare il suo Pound, avrebbe diritto che le sue idee fossero esaminate una per volta.

Di più su questi argomenti: