Ansa
Il colloquio
Garavaglia: “La Lega contro le armi a Kyiv? Abbiamo sempre votato a favore, con la maggioranza”
Secondo il senatore, più delle parole dei Borghi contano “i voti in Parlamento: su questo, il governo Meloni è sempre stato unanime, a dividersi semmai è l’opposizione”. Più cauto invece sulle istanze ucraine a Ginevra. “Una pace giusta? Esiste solo una pace possibile, e ci siamo vicini”
Kyiv o non Kyiv? A sentire alcuni esponenti di spicco del Carroccio – come il senatore Claudio Borghi, che sull’invio di armi all’Ucraina ha indispettito perfino il ministro Crosetto – sarebbe il caso di lavarsene le mani, se non proprio stendere il tappeto rosso a Putin. “Il dato di fatto è che quando la maggioranza si esprime, il voto è sempre unanime. A dividersi semmai è l’opposizione”, puntualizza il collega di partito Massimo Garavaglia, sempre da Palazzo Madama. “Noi non ci siamo mai sottratti alle iniziative del governo: continuiamo a essere compatti”. Cioè al fianco degli invasi contro gli invasori, come aveva sottolineato anche il forzista Mulè parlando al Foglio di Matteo Salvini – e delle sue “acrobazie, soltanto a parole” in fatto di politica estera. Dunque Lega per Kyiv? “La Lega è per la pace”. Una pace giusta? “Una pace possibile: esistono soltanto quelle. Bisogna compiere lo sforzo di andare sulla sostanza: finalmente in questi giorni si parla concretamente del processo di pace. Mi auguro che sia il migliore possibile”. Per il popolo ucraino? “Per tutti”.
Garavaglia butta acqua sul fuoco, ma non si smarca fino in fondo dalle vene di ambiguità riscontrabili nel Carroccio. “I paletti che vuole imporre Bruxelles sono l’entità dello spirito, come d’altronde tutta l’Unione europea”, continua il senatore, già ministro del Turismo nel governo Draghi. “A livello comunitario abbiamo un pesante problema di governance. E questo non può ostacolare le trattative in corso. L’importante, l’unica cosa che conta, è che la guerra finisca domani: ogni giorno si registra un migliaio di nuove vittime. Donne e bambini devono smettere di morire”.
La Lega si rimette allora alla clemenza di Trump, che acclama “i grandi progressi” delle ultime ore: anche i collaboratori di Zelensky hanno sottolineato “gli incontri produttivi e costruttivi a Ginevra”. Il Cremlino però vuole una capitolazione, uno scenario che metta a repentaglio la sovranità ucraina. “Vi ricordate le giornate che hanno preceduto gli accordi di pace in medio oriente?”, ribatte Garavaglia. “Sono stati scritti fiumi d’inchiostro per dire che non se ne sarebbe fatto niente, che tra le richieste di Israele e quelle di Hamas c’erano distanze incolmabili. Mi auguro che anche questa volta sia lo stesso, e che si arrivi una volta per tutte alla conclusione delle ostilità”.
Insomma la Lega non rinnega i voti e le risoluzioni, continuando a sostenere gli sforzi della comunità internazionale – se non quella europea. A dispetto delle dichiarazioni di Borghi e altri scettici, che continuano a invocare la neutralità dell’Italia, mentre a Kyiv manco più una fionda. “Ripeto: contano soltanto i fatti e i voti in Parlamento. E sulla politica estera sono più rilevanti degli altri: la nostra maggioranza non si è mai divisa e mai dividerà. Il governo Meloni è un esempio di stabilità anche su questo”. Verba volant, allora. “Vogliamo soltanto la pace, e la vogliamo al più presto. In questi tre anni non ci siamo mai andati così vicini”.