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il colloquio

Tra guerra ibrida e Kyiv. Parla Cingolani (Leonardo): “Purl può essere una soluzione”

Ruggiero Montenegro

“La guerra ibrida? E’ un allarme molto serio. Credo che Crosetto abbia sollevato una tema reale e di cui non c’è ancora una percezione. Abbiamo un problema con le infrastrutture. E' una sfida che va affrontata a livello europeo. Il piano Trump? L'Ue è completamente tagliata fuori", dice l'ad

“Le armi convenzionali da sole non bastano più. Il pericolo della guerra ibrida è cresciuto in maniera impressionante”. Il piano di pace di Trump? “E’ estremamente difficile fidarsi di Putin. Mi sembra molto duro per l’Ucraina e l’Europa è completamente tagliata fuori”. Il meccanismo Purl? “Può essere una soluzione efficace per rispondere alle esigenze di questo momento. Ma ci sono anche delle criticità, sugli armamenti la risposta deve essere europea”, risponde Roberto Cingolani. Dal conflitto in Ucraina alla nuova, e sempre più forte, minaccia cibernetica, l’amministratore delegato di Leonardo si muove tra geopolitica e tecnologia. A partire da una domanda: “Come vogliamo difenderla la pace?”.

Qualche giorno fa il ministro della Difesa Guido Crosetto ha lanciato con un documento – un non paper - l’allarme sulla guerra ibrida, mettendone in fila i rischi, i danni già prodotti, e provando a prospettare alcune soluzioni. Cingolani, che idea si è fatto? “E’ un allarme molto serio. Credo che Crosetto abbia sollevato una questione reale e di cui non c’è ancora una percezione diffusa”, risponde l’ex ministro della Transizione ecologica nel governo Draghi. “Per molti anni, con il buonsenso della pace, non ci siamo posti il problema ma ora i tempi sono cambiati”. Ci spieghi meglio. “Purtroppo bisogna essere molto franchi su questo aspetto”. Prego. “C’è un problema di infrastrutture e abbiamo bisogno di investimenti straordinari. In questi anni abbiamo speso molto nelle tecnologie di comunicazione, pensando a come renderle disponibili per un numero sempre maggiore di cittadini. Abbiamo digitalizzato tutto, com’era giusto fare. Ma ora che la guerra si fa anche con i dati e con il cyber, scopriamo che le grandi infrastrutture digitali rappresentano anche una grande vulnerabilità”. Per questo l’ad di Leonardo è convinto che bisogna correre ai ripari, e in fretta, ridefinendo il senso stesso del concetto di Difesa, “che non vuol dire più soltanto fare a pugni”, e agendo di conseguenza. Ovvero rafforzando le reti digitali, investendo nei software e negli specialisti della cybersicurezza. “Leonardo lo sta facendo. Ma la risposta, anche in questo caso, non può che essere europea. Nessuno si salva da solo”, dice Cingolani che da sempre sottolinea la necessità di sinergie a livello continentale. “E ne sono sempre più convinto. Perché se continuiamo a mettere i dati nei cloud degli altri, peraltro gestiti da privati negli Stati Uniti, non saremo mai sicuri. Occorre uno sforzo europeo anche in questo campo, analogamente a quello che serve per l’intelligenza artificiale, i jet, i carri armati e così via”. Non è un percorso facile, Cingolani ricorda infatti il fallimento del progetto GaiaX - il cloud europeo – che non ha dato i risultati sperati. “A causa del protagonismo di alcuni paesi. Ma i nostri avversari sono fuori, negli altri continenti”, spiega l’ad. “La frammentazione europea continua a essere uno dei principali europei. Ed è una delle ragioni per cui con veniamo considerati nei tavoli internazionali”. Come superare queste divisioni? “Non saranno nuove regole a livello Ue ad aiutarci. Penso invece che le grandi aziende europee, attraverso sinergie e join venture possano aprire la strada a percorsi comuni”.

C’è poi il tema dei droni, un altro strumento adoperato sempre più spesso dalla Russia (e non solo) per mandare in tilt infrastrutture e mobilità. Spesso costano molto meno delle armi da guerra tradizionali utilizzate per neutralizzarli. Come fare allora? “Le risposte possono essere varie”, dice Cingolani. Quali? “Stiamo sviluppando il drone-antidrone, che ha costi sostenibili, così come i jammer: tecnologie che confondono l’elettronica del drone e lo neutralizzano. Ci sono inoltre dei sistemi che fanno ‘impazzire’ i software, oltre a laser capaci di accecare i droni. E poi la cosiddetta artiglieria veloce con sofisticati sistemi di puntamento. Tutti questi strumenti possono essere implementati”. E’ quello che il ministero della Difesa chiede a Leonardo? “Per fortuna il nostro piano industriale andava già in questa direzione. Con la Difesa comunque abbiamo un rapporto strettissimo. Noi non seguiamo la cosiddetta consumer elettronics, in cui a un certo punto ti inventi un nuovo telefonino e lo metti sul mercato. Lavoriamo sulla base delle esigenze rappresentate dagli operatori della sicurezza. E oggi la guerra ibrida è tra le priorità”.

Le altre restano legate al conflitto fisico, al campo di battaglia in Ucraina e alle brame imperialiste di Putin. L’Italia sta mettendo appunto il nuovo pacchetto d’aiuti e intanto si interroga sul Purl, quel meccanismo attraverso cui gli alleati occidentali comprano armi dagli Stati Uniti per sostenere Kyiv. Che ne pensa Cingolani? “Data la situazione attuale può essere una soluzione pratica a un problema molto complesso. Nel lungo periodo però vedo delle criticità. Ancora una volta paghiamo le divisioni in Europa, l’incapacità di agire insieme e creare una vera industria europea della difesa”.

 

 

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