i 37 che devono chiedere "la grazia" a Elly

Schlein e la ghigliottina: la deroga dei tre mandati è il vero spavento dei Pd

Carmelo Caruso

Se resta segretaria dovra decidere del destino dei big che per statuto non sono più ricandidabili: da Fraceschini a Guerini passando per Madia, Quartapelle, Speranza. La paura dell'intesa elettorale fra la segretaria dem e Meloni

La ghigliottina di Elly Schlein si chiama “deroga”. Il vero “scossone” può realizzarlo la segretaria: se resta alla guida del Pd farà le prossime liste elettorali, ma prima delle liste può azzerare un’intera classe dirigente. Basta lo spauracchio. Da Franceschini a Guerini passando per Cuperlo, Boccia, Casini, Boldrini, Madia, Quartapelle, Speranza … Può farlo in nome dello statuto, articolo 28, comma 3. Recita lo statuto: sono incandidabili i parlamentari che hanno raggiunto tre mandati consecutivi. Attenzione, non è un salto in avanti. A Montepulciano, a fine mese, nascerà il Correntissimo per Elly ed è un modo per prendere le misure dalla linea “giovinezza, giovinezza” di Schlein, dal pericolo ghigliottina.

 

Senato e Camera, il 25 novembre, approveranno in contemporanea le due leggi bipartisan di Meloni e Schlein e come ha detto Schlein: “Io e lei abbiamo siglato un accordo. Io e lei”. Il Pd vota la legge sul reato di femminicidio di Meloni e FdI vota la legge a firma Boldrini sul libero consenso. E’ un accordo in nome delle donne ma è molto di più. Lascia pensare, e nel Pd lo pensano, a un’intesa sulla legge elettorale. Il Pd adulto non vuole cambiarla e ha già fatto capire che è la la linea rossa. Schlein è tentata dal convocare il congresso anticipato. I suoi tre anni alla guida del Pd scadono sei mesi prima delle elezioni politiche e un segretario in scadenza deve essere legittimato per comporre le liste. E’ il segretario che decide le deroghe, che permette di superare il limite dei tre mandati consecutivi. Il comma 9 che disciplina la deroga ricorda che “può essere concessa soltanto sulla base di una richiesta che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta”. Un rigo sotto: “La deroga può essere concessa per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10%”. Alla Camera hanno raggiunto i tre mandati consecutivi 20 su 70 e al Senato 17 su 36. Nell’elenco ci sono, tra gli altri, Ascani, Boldrini, Braga, Cuperlo, De Micheli, Orfini. Fassino e Tabacci fanno caso a parte (7 legislature per entrambi). Al Senato, il Bravo di Elly, Boccia è a quattro, Casini è a quota 11 legislature. Sarebbero esclusi gli esperti di economia e riforme, Antonio Misiani e Dario Parrini o ancora Walter Verini, il dotto della giustizia. Nel Pd sono ormai emersi i volti di Virginia Libero, Mia Diop, Paolo Romano, Jasmine Cristallo, Tiziana Elly, Tommaso Sasso che al Foglio ha dichiarato “La patrimoniale sarebbe un atto di civiltà” e Schlein li vorrà candidare. Una possibilità per scongiurare la ghigliottina è modificare lo statuto e Schlein può ricevere in cambio il lasciapassare per non convocare il congresso. Vale sempre la regola del Pd: chi perde il congresso alla fine vince perché si siede al tavolo e compone le liste. Come rinunciare? Fassino è il baluardo contro l’antisemitismo, Quartapelle è l’occidente, Guerini il solo che conosce nel Pd cosa sia un drone, Boccia è l’esperto del risiko bancario. Immaginare un Pd senza Franceschini è come entrare al Moma e non trovare la Notte stellata di Van Gogh. E il compagno Cuperlo? Garofani, pensaci tu! Più tartine e meno ghigliottine. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio