Il racconto
Meloni sul trapezio fra Ue e Trump. Asse con Merz sul piano di pace per l'Ucraina. Crosetto frena Salvini
Appoggia il piano di pace Trump ma lavora insieme a Merz. Il tormento di Zelensky e il sostegno del ministro della Difesa: "Sostenere l'Ucraina è una scelta politica". Salvini contro tutti
Roma. Siamo tornati al momento “Meloni ponte”. Non può dire che non le piace il piano Trump, non può allontanarsi dall’Europa e non vuole abbandonare l’Ucraina. Non lo farà. Sceglie la nota, il ponte tra prudenza e decisione. Meloni scrive. Atterrata in Sudafrica, per partecipare al G20 (attende l’upgrade dell’agenzia di rating Moody’s) diffonde un comunicato per sostenere gli “sforzi negoziali con l’obiettivo di arrivare a una pace giusta e duratura”. Zelensky parla di bivio: “Uno dei momenti più difficili della nostra storia”. Merz-Macron e Starmer telefonano a Zelensky. Per evitare il racconto Italia isolata, Meloni si collega con Merz. Tajani chiama Rubio. Oggi ci sarà il vertice Ue dei leader. E’ ancora Guido Crosetto a trovare le parole che il governo cerca. Dice Crosetto che “il sostegno a Kyiv è una scelta politica”. Si ripropone il solito canovaccio: Meloni fra Ue e America, l’Europa spaesata, Trump che fa il bullo di pace.
Parla Zelensky, e sono parole da dramma antico, perché, dice, il rischio “è scegliere fra la dignità o perdere un alleato chiave”. Deve scegliere entro giovedì. E’ tormentata Meloni. Si avvicina alla Germania che ha una posizione simile all’Italia. C’è Salvini che annusa l’effetto politico, interno, del piano Trump tanto da dichiarare: “Ci auguriamo che nessuno a Bruxelles, Parigi e Berlino intralci i negoziati”. E’ da giorni che la sorte lo sta sorreggendo. Prima il caso Garofani, ora questi 28 punti di pace Trump che Salvini si tatuerebbe anche sul braccio. Ha puntato Crosetto che dell’Ucraina ne fa una questione umana, la trincea di tutto quello che siamo. La vera contesa è fra Salvini e Crosetto e non solo sull’Ucraina manche sui militari di Strade Sicure. FdI non dichiara ma suggerisce “che in questi casi la non linea di Meloni è la linea. Non si esclude che possa muoversi in autonomia, come ha già fatto sui dazi. Meloni potrebbe sparigliare e cercare una mediazione diretta con Trump”. La sensazione? Meloni ha capito che l’Europa sta andando a destra, più a destra, che sì, sull’Ucraina, non si torna indietro, ma i voti li prende chi dice: “stop, basta”. Si tiene sul filo come sempre, come il trapezista, anche perché al governo, spiegano, da un po’ di tempo, che “quello che possiamo dare a Zelensky sono i generatori elettrici”. Nella nota di Meloni si chiede “la pace giusta e duratura nell’interesse dell’intera Europa”. Si fa riferimento a “solide garanzie di sicurezza” ma il piano di pace Trump non è la pace che vuole l’Ucraina. E l’Europa non è l’Europa che desidera Meloni. C’è rassegnazione, il sentimento che contro la Russia restano solo le sanzioni, ma che senza l’America, l’Europa non basta. Oggi Meloni al G20 incontra i leader europei. E’ convinta che la vogliano escludere, come al solito, che non le vogliano riconoscere il ruolo di commissaria europea per i rapporti con Trump. C’è la solita ostilità con Macron, con la Francia, mentre c’è una buona intesa con Merz, favorita anche da Tajani dal Ppe tedesco. Meloni non tollera che la sua proposta di applicare l’articolo 5 della Nato all’Ucraina non sia stata valutata dall’Europa come vera piattaforma. Adesso c’è l’orologio che segna l’ora. Trump ha dato come scadenza giovedì, von der Leyen ripete che “non ci può essere nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina”. Ogni volta che lo dice si sente quasi tutta la stanchezza d’Europa, quel labirinto di norme, di trattati che l’hanno imbolsita. Quando Meloni è sola pensa che in Europa ciascuno giochi una partita per sé. Sia Tajani sia Crosetto sono del parere che il piano di pace Trump non si possa sabotare ma neppure accettare così come è scritto. Putin continua a minacciare: “L’Ucraina accetti il piano o conquisteremo altro territorio”. E’ un tempo così sciagurato che i ministri degli esteri europei dicono: “Non possiamo abbandonare l’Ucraina ma lo sbrindellamento della Russia sarebbe ancora peggio”. Pina Picierno propone di manifestare per l’Ucraina. L’ex ministro del Pd Enzo Amendola ha ripreso invece le parole di Mattarella del 27 aprile del 2022: “Si tratta di affermare con forza il rifiuto di una politica basata si sfere d’influenza, su diritti affievoliti per alcuni popoli e paesi e proclamare la parità di diritti, l’uguaglianza per i popoli e le persone”. Si chiama di “pace” un piano dove si prevede di usare la lingua russa. E’ la resa della pace.