Le trame del governatore
Forza Italia per De Luca. "Vincenzo è il passato, il presente, il futuro", dice il deluchiano candidato con Cirielli
Il piano del presidente uscente, che piazza i suoi nelle liste del centrodestra, e già architetta il ribaltone. Zannini e Di Fenza sono in Forza Italia ma continuano a dire che De Luca "ci sarà sempre"
“Vincenzo De Luca c’è stato, c’è, ci sarà”. Così parla il deluchiano di destra Giovanni Zannini. Non lo sussurra, non lo insinua, neppure lo scrive su Signal. Zannini – uomo di De Luca in Forza Italia – lo dice urbi et orbi. Lo proclama a telecamere spente, d’accordo, e nel comune di Mondragone. Ma pur sempre nell’ambito di un convegno – raccontano al Foglio – tenutosi pochi giorni fa. Zannini, candidato per Cirielli, esce allo scoperto. All’understatement oppone il tono assertivo. Epico, persino. E senza soggezione dice quel che tutti sanno. E cioè che un sol uomo, oggi, si staglia all’orizzonte.
Un uomo solo è destinato a sopravvivere a sé stesso. E dunque a rivivere – facendo ammuina al momento giusto – dalle fila dei forzisti fittizi. E’ lui, ovviamente. Il passato presente e futuro della Campania. Il governatore che è e non può non essere. E che soprattutto non tollera il nulla reificato in Fico. Al momento giusto, quindi, De Luca punterà su due suoi uomini probabilmente eletti all’opposizione.
Uno è Giovanni Zannini, che da Caserta porterà circa 22 mila preferenze, e che ha inciso l’epica deluchiana a Mondragone. L’altro – anch’egli candidato per Cirielli, e sempre con Forza Italia – è Pasquale Di Fenza. Uomo fedelissimo, e consigliere uscente, che il lettore ricorderà forse per un altro tipo di “ammuina” a Palazzo. L’estate scorsa – ancora nel Campo larghissimo – Di Fenza era consigliere di Azione quando in un giorno d’agosto, nel suo ufficio climatizzato, fu protagonista di un video virale con i tiktoker Rita De Crescenzo e “Napolitano Store”. I due fecero irruzione e, tra balletti e piazzate pro reddito, indignarono Carlo Calenda. Il segretario di Azione, offeso nella gravitas repubblicana, espulse così il consigliere. Impietoso, lo costrinse a bussare un po’ ovunque sinché Di Fenza non trovò asilo nel partito guidato da Tajani (il quale, non per niente, con De Luca ha rapporti sereni). Ed ecco allora che oltre ai 7 o 8 consiglieri che il presidente conta di eleggere nelle liste “A testa alta” e “Partito socialista italiano”, ci sono le emanazioni nei banchi opposti. I messi di don Vincenzo che dalla pancia del suo cavallo sbucheranno al momento giusto. L’idea, infatti, è che Roberto Fico non tocchi palla. A ben vedere, gli sarà difficile quest’anno. Il primo bilancio regionale è ancora da chiudere. E poiché ci vorranno mesi per farlo – e la proclamazione di Fico presidente non sarà immediata – toccherà a De Luca, di fatto, terminare l’opera. Dopodiché, avendo pazientato, il governatore uscente si riprenderà la roba sua, al momento propizio. Punterà sul voto disgiunto, oggi e domani, per cui crociando “Forza Italia” si voterà "Forza De Luca”.
Sicché è ancora lui – insieme al gozzo – protagonista assoluto in Campania. Mina vagante del Campo largo e della campagna elettorale più “triste, demotivata e demotivante” di sempre. Una campagna che anche dall’altra parte – non fosse stato per lui – forse non avrebbe brillato mai. Anzi. In spirito di rimonta a Cirielli fu consigliato (dai sondaggisti) di emulare proprio De Luca. Il candidato meloniano doveva diventare, tra un Instagram e un TikTok, quanto più simile al governatore. Era quando ancora ci credevano. E cioè quando Giorgia Meloni, solo due settimane fa, aveva fissato una capata a Salerno per chiudere la campagna. Il finale – a destra – è stato invece a coda di topo. Niente Meloni, niente entusiasmo, ma molto malumore e maltempo. Cirielli non ci ha creduto più (o forse mai), al punto che la rimonta si è dissolta in una campagna perdente fatta di preferenze e illustrazione instagrammatica del disgiunto. Ovvero di uomini, come Riccardo Guarino e Giuseppe Fabbricatore, che Edmondo intende lasciare a Palazzo, in sua vece, giacché lui tornerà a Roma. Uno solo si staglia perciò all’orizzonte. Presente, passato e futuro della Campania, come ha detto Giovanni Zannini a Mondragone, al convegno sullo sviluppo industriale e gli insediamenti produttivi. Un uomo solo che di sé dice “sono come De Mita e Napolitano: resto qui, un altro quarto di secolo”. E’ sempre don Vincenzo, già pronto a riscattare la sua roba.