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"Bene che Vannacci non si sia fatto vedere". Nel profondo Veneto leghista il generale è sgradito e Roma sempre ladrona

"Se non rispetta le sensibilità dei territori, la Lega nazionale non ha senso di esistere. Non c'è bisogna di una brutta copia di FdI", dice l'assessore Marcato, candidato in regione con il Carroccio.

Francesco Gottardi

Camposampiero (Padova). Aperitivo casalingo. Porchetta e bollicine. Qui la Liga veneta - quella di pancia e di sostanza, che poco ha a che fare con la deriva sovranista della Salvini-Vannacci - chiude la sua campagna elettorale nel segno dei suoi interpreti chiave. C'è il deputato vicentino Erik Pretto. E c'è il 'bulldog' Roberto Marcato, recordman di preferenze alle urne nel 2020. "Non preoccupatevi, saremo il primo partito anche stavolta", giura l'assessore di Zaia ai suoi elettori. "Il Veneto è un'altra cosa. Alberto Stefani viene dalle nostre città, è un candidato che ha capito cosa serve alla Lega". Cioè? "Basta miscugli con le istanze nazionali: senza i territori questo partito non ha senso di esistere. Basta revisionismo storico sul fascismo: sono contento che Vannacci non si sia fatto vedere da queste parti. E basta girarci attorno, questo lo dico anche al buon Alberto, con tutto il rispetto: il derby con Fratelli d'Italia c'è eccome. E lo porteremo a casa noi".

La sala dell'evento è addobbata a festa: dunque bandiere di San Marco a non finire. Nessuna traccia di quelle del Carroccio. E tantomeno del faccione di Salvini: forse è stato un bene che pure il vicepremier, in Veneto, si sia fatto vedere poco? Risate dalla platea. "Gli appuntamenti istituzionali li decide Stefani", Marcato dribbla la questione, anzi no. "Certo è che certe linee politiche fanno male alla Lega. Che ripeto, dev'essere la sommatoria delle singole sezioni regionali. E nulla più. Non vogliamo sottostare ai diktat di Roma, che per noi resta sempre ladrona". Altre risatine, anzi ovazione.

Marcato, qui da capopopolo, ribadisce inoltre che "Vannacci continua a non interpretare nulla della scala valoriale della Lega. Non dico che non sia una brava persona ma...". Parlando dell'avversario di centrosinistra, Giovanni Manildo, l'elogio alla persona arriva invece senza alcun condizionale. "Ha davanti a sé una sfida impossibile, poverino. A noi basta il nome di Zaia. E soprattutto la forza dei militanti: da queste elezioni il Veneto potrà ripartire". E forse anche la Lega, quella tanto bistrattata dal segretario che la controlla.

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