Il racconto

Mattarella: "Sostegno pieno a Kyiv". Meloni pronta ad altri aiuti e a usare gli asset russi. Il "fantasma" Salvini

Carmelo Caruso

Il Consiglio Supremo di Difesa ribadisce il sostegno pieno all'Ucraina e avvisa contro la manipolazione russa. Salvini spiazzato viene bocciato dalla Corte dei Conti e Calderoli fa il blitz sull'autonomia

Meloni e Mattarella contro balordi, sciacalli e steppa varia. La posizione dell’Italia sull’Ucraina è “pieno sostegno Kyiv” e ancora “aiuti militari”, contro la “manipolazione russa”, la disinformazione. È la linea M-M, Meloni-Mattarella, uscita dal Consiglio Supremo di Difesa. Il governo Meloni è pronto a fare tutto “quello che si può fare”, “l’Ucraina non è abbandonata, non lo sarà”. Al prossimo Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre, il governo potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di usare gli asset russi congelati a favore dell’Ucraina. Il veto è del Belgio. L’Italia continua a spedire equipaggiamenti e generatori elettrici mentre per i missili Purl il problema non è solo politico (con Salvini) ma finanziario. Contro gli sciacalli si sta assemblando un fronte nazionale che comprende il Pd. Al Consiglio Supremo, il fantasma dell’Opera è Salvini. La Corte dei Conti boccia ancora il Ponte e Roberto Calderoli si fa strada: accelera le pre-intese sull’autonomia (la Calabria di Occhiuto è sulle barricate). L’Ucraina è solo il diversivo di Salvini, Vannacci, Claudio Borghi, i nolenterosi per Kyiv. 

   

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Un comunicato secco, fortissimo. È quanto esce a tarda sera, dopo tre ore, dal Consiglio Supremo di Difesa che osserva con “preoccupazione l’accanimento della Russia a perseguire, a ogni costo, i propri obiettivi di annessione territoriale”. Da qui il sostegno “pieno all’Ucraina nella difesa della sua libertà. In questo senso si inquadra il dodicesimo decreto di aiuti”. Nel comunicato c’è spazio, preoccupazione, “per la manipolazione dello spazio cognitivo, attraverso campagne di disinformazione, interferenze nei processi democratici” da parte dei russi. Fischiano le orecchie alla Lega. Salvini si butta sull’Ucraina ma continua ad avere un problema, serio, a Messina. La Corte dei Conti boccia ancora il Ponte ma Salvini abbozza: “Resto assolutamente determinato e fiducioso”. La bocciatura si registra nelle stesse ore del Consiglio Supremo, poco dopo la visita di Zelensky in Francia, da Macron. Il presidente ucraino non atterra in Italia e per Palazzo Chigi non “sono previste visite”, Meloni sabato sarà in volo per il Sudafrica per partecipare al G20. Viene dato per scontato che Salvini voterà il nuovo pacchetto d’aiuti, che si prevede a gennaio. Prima del voto ci sarà il passaggio al Copasir, sulle armi da destinare, previsto il 2 dicembre.  A gennaio si ragionerà se rafforzare le dotazioni con il meccanismo Purl. Meloni e Tajani continuano tenere un profilo basso, a stemperare, non replicano a Salvini ma dopo le regionali, dopo l’analisi del risultato, Meloni e Tajani potrebbero decidere di modificare atteggiamento con la Lega. Il tema della corruzione ucraina è un argomento serio, molto più serio di come lo agita Salvini, ed è stato affrontato in sede europea, in sede Ecofin, al punto da immaginare emissari, autorità europee che vigilino, una sorta di Anac a Kyiv. Di certo non ha nulla a che vedere con il sostegno “pieno e netto” dell’Italia all’Ucraina. Spiega Giovanni Donzelli, la voce e l’azione  di FdI, che “aiutare l’Ucraina equivale ad aiutare l’occidente. Non si sta aiutando un governo, si sta aiutando un paese che è l’avamposto europeo, l’argine per fermare l’avanzata russa”. Un altro argomento, altrettanto serio, riguarda i “frozen asset”, quei beni russi congelati che sono oggetto di trattativa. Il 6 e il 7 dicembre, prima del Consiglio Europeo, se ne parlerà anche al G7 straordinario in Canada. Oltre al Belgio, che detiene gran parte dei beni sequestrati, si è opposta anche la presidente della Bce, Lagarde. Da oggi c’è però questo comunicato, la mano di Mattarella, le sue parole, da Kyiv e Gaza, e contro “l’ignobile antisemitismo che oggi appare talvolta riaffiorare”.  Non è l’Ucraina il tormento di Salvini.  La sua protesta serve solo perché, come lamenta Salvini, Meloni si appropria dei temi Lega. Kyiv per lui vale  quanto Mestre.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio