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Per un Briciolo di Luce

La Lega in versione gialloverde su conti e Ucraina

Davide Mattone

la Lega alza la voce con emendamenti destinati a non passare pur di restare sotto i riflettori. Il populismo del Carroccio, tra pensioni e mugugni sul supporto a Kiev, è la vera opposizione a Meloni

Mentre il governo prova a tenere insieme conti e impegni internazionali, la Lega usa pensioni, banche e Ucraina per ritagliarsi qualche minuto di luce, con proposte difficili da sostenere sia politicamente che nei numeri, e per assurdo sempre più sovrapponibili a quelle del M5s e dell’opposizione. Così chiede di aumentare la tassazione sugli istituti di credito, frenare le spese in armi e agita il tema dell’età pensionabile.

Nel pacchetto di emendamenti sulla manovra depositati dal Carroccio spicca la richiesta di bloccare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita nel 2027 e nel 2028. A questo si aggiunge una rottamazione delle cartelle che includa anche i decaduti dall’ultima finestra chiusa. Ma proprio per far fronte ai maggiori costi richiesti dagli interventi appena citati, la Lega propone un ulteriore aumento dell’Irap per banche e assicurazioni, oltre a quello già inserito dal governo.

La strategia leghista è quella di far proposte che fanno gola all’elettorato, o almeno a una parte di esso, facendo sembrare semplice ciò che nei conti non lo è affatto. Al di là dei tre mesi in più o in meno di lavoro, sui quali è legittimo avere opinioni contrastanti, le stime parlano chiaro e non lasciano molto spazio alla fantasia. Le proiezioni della Ragioneria generale dicono che la spesa pensionistica italiana, oggi attorno al 15,4 per cento del pil, è sostenibile nel lungo periodo solo se alcune condizioni restano in piedi, e l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita è una di queste condizioni di base. Secondo stime interne dell’Inps, sospendere il prossimo adeguamento costa nell’ordine di 2-3 miliardi nel biennio.

Se dunque da un lato c’è il rischio di insostenibilità del sistema pensionistico, dall’altro c’è la mancata percezione (o forse la voglia di non rendersene conto) dell’effetto che ciò avrebbe sul mercato finanziario. Non c’è bisogno di avere grande simpatia per il sistema bancario per capire come funziona la catena: se si alza un’imposta specifica sui bilanci degli intermediari, questi ultimi poi riverseranno quel costo sulla clientela. Così un aumento di Irap si trasforma in condizioni peggiori su mutui, prestiti, fidi, servizi finanziari. E ciò non può che far male alle prospettive di crescita italiane. Non a caso Forza Italia ha già fatto capire di considerare rischioso rimettere mano a un equilibrio faticosamente trovato con il settore bancario, che aveva digerito a fatica il primo aumento concordato con il governo. Ma nel frattempo il partito può intestarsi la corona di vincitore in una competizione con il M5s sugli stessi terreni. Anche la vicinanza di linguaggio non è un dettaglio: si insiste sullo scontro tra “banche” e “popolo”, sulla difesa dei “lavoratori e pensionati”.

Sulla rottamazione invece ci ha già pensato Bankitalia a commentare. Nel corso delle audizioni tenutesi a inizio novembre, ha espresso in modo piuttosto netto un’incertezza sulla sua riuscita, basandosi sull’esperienza passata e sui rilevamenti dell’Agenzia delle entrate rispetto alle scarse adesioni e alle riscossioni effettive dei precedenti provvedimenti. Si immagini dunque il pensiero di Palazzo Koch nel caso in cui l’operazione venisse ulteriormente ampliata.

Anche sul sostegno all’Ucraina la Lega insegue il modello M5s. Laddove il ministro della Difesa Guido Crosetto (FdI), il vicepremier Antonio Tajani (FI) e il presidente del Senato Ignazio La Russa (FdI) promuovono il pieno sostegno a Zelensky, Salvini getta dubbi sull’appoggio a Kiev. La Lega ha infatti cercato di trasformare alcuni scandali di corruzione a Kiev in un pretesto per mettere in discussione il supporto italiano. Salvini ripete che non vuole che “i soldi dei lavoratori e dei pensionati italiani” alimentino corruzione in Ucraina. Ma Crosetto ha prontamente ricordato che non si può giudicare un paese per “due corrotti”. Inoltre, come riportato dal Foglio, secondo il Kiel Institute dal 2022 l’Italia ha impegnato lo 0,14 per cento del pil in aiuti bilaterali all’Ucraina: meno di un miliardo l’anno, circa venti euro a testa. Non un salasso.

Infine, sullo sfondo c’è il dodicesimo pacchetto di aiuti militari, che il 2 dicembre sarà presentato da Crosetto al Copasir con un decreto interministeriale segreto, senza voto formale. La Lega potrà anche alzare la voce, ma non può fermarlo. Dunque, con le sue pensioni senza coperture credibili e le sue tasse sulle banche, con le sue ambiguità sull’Ucraina e la sua gara al populismo con il M5s, la Lega è forse la vera spina nel fianco del governo stesso. Altro che le opposizioni.