Massimiliano Romeo - foto LaPresse
Il colloquio
I "sì, ma" della Lega sugli aiuti militari a Kyiv, spiegati da Massimiliano Romeo
"Prima di decidere valutiamo cosa sarà inviato". Il capogruppo del Carroccio in Senato spiega perché il voto al decreto che rinnova l'invio di armi all'Ucraina potrebbe non essere scontato. Il colpo di mano di Borghi: "Voterò no". E Salvini: "Abbiamo votato sempre tutti gli aiuti. Per il futuro chiediamo chiarezza"
"Se voteremo a favore del rinnovo all'invio di armi a Kyiv? Prima di avallare decisioni di tale portata è necessario conoscere con precisione quali armamenti saranno inviati e soprattutto quali effetti strategici potrebbero produrre sul terreno". I segnali ci sono tutti: nella Lega sembrerebbe essere in corso un cambio di linea riguardo al sostegno militare dell'Ucraina. E a spiegarne i motivi, al Foglio, è il segretario del partito in Lombardia nonché capogruppo in Senato Massimiliano Romeo: "Noi vogliamo sostenere l'Ucraina affinché possa difendersi, questo è fuori discussione", dice. "Ma non intendiamo appoggiare forniture che, per tipologia o raggio operativo, finirebbero per alimentare ulteriormente il conflitto".
Insomma, se finora la Lega, nonostante tutto, ha votato qualsiasi sostegno militare in Ucraina in accordo con tutto il governo, ora il voto sembrerebbe essere messo in discussione. O quantomeno, per la sua garanzia potrebbe servire arrivare a un compromesso. L'orizzonte è gennaio 2026, quando il Parlamento sarà chiamato a votare il decreto che rinnova l'autorizzazione all'invio di armi. E c'è già chi dice no. Il senatore Claudio Borghi, stamattina, ha già dichiarato il voto contrario: "Faremo un confronto di maggioranza. La mia posizione resta quella dello scorso anno quando dissi che quell'autorizzazione sarebbe stata l'ultima. Non ho alcuna intenzione di votarne un'altra", ha spiegato.
Sulle dichiarazioni del collega Borghi, Romeo spiega: "Il sostegno all’Ucraina non viene meno. Ma è nostro dovere valutare attentamente la natura del supporto militare: esistono sistemi d’arma che rafforzano la capacità di difesa e la deterrenza, e sistemi che invece sono strumenti offensivi e di attacco". Per dirla con le parole del segretario del Carroccio Salvini di oggi: "Noi abbiamo votato sempre tutti gli aiuti possibili e immaginabili per l'Ucraina. Per il futuro la Lega chiede chiarezza". Da qui dunque l'avvio di una riflessione interna.
Riflessione che Romeo concentra sul nostro paese: "L’Italia, oggi, sarebbe in grado di difendersi? Lo stesso ministro Crosetto lo ha detto senza mezzi termini: in caso di attacco non saremmo pronti. Per questo, prima di cedere altre forniture militari, dobbiamo garantire la solidità dei nostri sistemi di difesa e la protezione del nostro territorio nazionale, compito principale della Difesa italiana. Non possiamo in alcun modo permetterci di rimanere scoperti. Questo è la base dalla quale partire per qualsiasi riflessione".
Ma la questione – all'osso – resta politica. Il sostegno all'Ucraina, per durata e prossimità del conflitto, è un punto di convergenza fondamentale per un governo che vuole durare. Come si spiegherà uno strappo del genere, se dovesse accadere? "È evidente che facciamo parte di un governo e che, come sempre, lavoriamo per orientare le scelte complessive dell’esecutivo". Si sta spostando l'asse del supporto a Kyiv, non è cosa da poco. "Ma la questione non è modificare l’asse del supporto a Kyiv: la questione è garantire che quel sostegno resti coerente con un percorso di responsabilità, equilibrio e realismo strategico e militare", dice Romeo.
Oggi però il primo colpo di mano di Borghi. State iniziando a seminare quelle che saranno le richieste da fare agli altri due alleati di governo? "Anche le posizioni più nette espresse in questi giorni, come quelle di Borghi, non sono rotture. Ma l’avvio naturale di un dibattito che servirà a definire le nostre richieste e la nostra linea di gennaio: un sostegno alla difesa dell’Ucraina, sì; un contributo all’escalation, no", conclude Romeo.
Nonostante il decreto che autorizzerà il rinnovo alla vendita di armi sia già in lavorazione al ministero della Difesa, come detto, il voto in aula probabilmente arriverà solo all'inizio dell'anno prossimo. Sembra che l'obiettivo di Meloni sia quello di far smorzare le polemiche del Carroccio su questo tema. Ma qualora dovesse realizzarsi lo strappo, con tutta probabilità la Lega si ritroverà a votare contro insieme al Movimento 5 stelle, Avs e un pezzo di Pd. Tanta nostalgia, poca chiarezza.
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