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Colloquio

Taruffi in cravatta: “Le elezioni si vincono con i giovani. Il popolo di Prodi è cambiato. Siamo più credibili di Meloni”

Carmelo Caruso

Il braccio destro di Schlein si è rifatto il look e lancia la corsa del Pd: "Non vi preoccupate, io sono sempre Igor. Resto il comunista che vive a Porretta Terme. Io conosco il popolo". Il referendum sulla giustizia? “La partita è aperta e il referendum lo si vince anche con fattori esogeni” 

Questo è un colloquio serio, purtroppo. Igor Taruffi, Tarruffenko, il responsabile organizzativo del Pd, di Elly Schlein, indossa adesso la cravatta. Ed è magnifica. A fiorellini. La linea, i successi, le fatiche del Pd come non sono mai state raccontate. Prodi? Il referendum sulla giustizia? La cravatta? Risponde Taruffi: “Verso Prodi grande rispetto, ma raccontate i giovani di partito, la nostra base. La cravatta? Non vi preoccupate, io sono sempre Igor. Resto il comunista che vive a Porretta Terme. Io conosco il popolo”. Il popolo del Pd oggi qual è? “Quello che dona il due per mille, il popolo dei giovani. Il vecchio mondo di sinistra è finito. Il popolo di Prodi è cambiato”. Sentite che cosa ci ha confidato Francesco Boccia al Senato: “Caro Foglio, gli elettori del 1996 non ci sono più, sono scomparsi. Dobbiamo parlare ai figli”. Basta matusa. Taruffi ha un armadio di idee. Entriamo.

 

Eh no. Vale la pena dirlo subito. La flotilla di Elly Schlein ha un suo tono. Rimaniamo sconvolti, positivamente, dalla nuova collezione Schlein autunno/inverno 2025/2026. Alla Camera, il compagno Taruffi, Taruffenko, noto per il suo stile sovietico, ha cambiato abbigliamento. Via la vecchia grisaglia da politburo, jeans e camiciona, la tuta blu del funzionario, e finalmente un abito che lo se vede la buonanima di Giorgio Armani esclama: “Taruffi è un uomo Armani. Mi piace”. Serietà. Schlein in vista dell’appuntamento di Montepulciano, la nascita del Correntissimo Franceschini-Orlando-Speranza, si adatta a matusa, papaveri e papere che le dicono: Elly fai la moderata, parla di sicurezza, abbraccia i sindaci. Ed Elly è veloce. Non parla più di “salari”, come Cipputi di Altan, ma di “stipendi” e ha messo la sordina al referendum sulla giustizia. Ci dicono dalle cantine Pd che nessun parlamentare dem, finora, ha aderito ai comitati del “no” referendum. E’ un segno. La vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, la voce dell’occidente, dice al Dubbio che “separare le carriere non è eversione”, ma il capotreno Lorenzo Guerini, il train manager dei riformisti, da quanto apprendiamo, voterà “no”. Si evitano collisioni con la segretaria.

 

Il Correntissimo (alla Camera sembra di stare nei palmenti Pd; riunioni costanti della Triplice, Marco Sarracino-Nico Stumpo-Michela Di Biase) prepara la lista d’inviti per Montepulciano. Notizia: manca Silvia Salis, la sindaca di Genova, che è seconda al traguardo (al momento) del cuore di Dario Franceschini (la prima è sempre la moglie Di Biase). Va bene, la diciamo dritta: Franceschini il Grande ha un debole per Silvia Salis, il che non vuol dire che abbandona Schlein. No, Dario il Grande diversifica. L’abbiamo presa così larga che Taruffi si è allontanato per rispondere al telefono. Non vi preoccupate, ci fa cenno che dedicherà al Foglio i suoi minuti. In attesa che metta giù, proseguiamo. Allora. Schlein si sta facendo concava e convessa (vecchia espressione del Cav.) e mentre scriviamo è andata a Bologna a omaggiare i sindaci dell’Anci e il suo presidente Gaetano Manfredi (piccolissima posta: Manfredi ha costituito una commissione sulla buona amministrazione e la coordina Roberto Garofoli; ve lo ricordate? Era il sottosegretario, anzi, il soprasegretario di Mario Draghi). La parola d’ordine di Schlein è “affidabilità” e guardate che se trova un’intesa di modernità sulla legge del femminicidio con Meloni (il ddl arriva questa settimana alla Camera) perché non può trovarla sulla legge elettorale? Taruffi, finalmente, è tutto nostro.

 

Caro Taruffi, ma in Toscana cosa avete combinato, una vicepresidente di 23 anni, province contro province, la base in rivolta? Ascoltate Taruffi: “Non mi sentirete mai parlare male della stampa. Criticateci pure, è democrazia. Ma siamo più credibili di Meloni. Non vi chiedo di lodarci ma i numeri conteranno qualcosa?”. Elenchiamoli. “Abbiamo preso un partito con le casse a pezzi e grazie a Michele Fina, il nostro tesoriere, lo abbiamo risanato, abbiamo portato fuori i nostri dipendenti dalla cassa integrazione. 628 mila italiani hanno donato il loro due per mille e il Pd è il primo partito in termini di donazioni, con oltre 10 milioni di euro. Sono militanti che hanno deciso di destinare il loro denaro. Conterà qualcosa?”. In Toscana? “Ci avete criticato. Bene. Ma sarà possibile, in una regione solida, con un presidente come Eugenio Giani, mettere alla prova una giovane dirigente di ventitré anni? Io credo che sia giusto farlo, provarci. Stiamo formando una giunta di esperienza. Giovani e assessori che hanno già ricoperto incarichi. E’ un mix virtuoso”. Il referendum sulla giustizia, si vince o no? “Perdonatemi, ma lo ripeto. Io vivo la provincia. La corsa per il referendum si farà negli ultimi dieci giorni. E al momento dobbiamo occuparci di regionali e stipendi. C’è un’Italia profonda che scopre il referendum quando chiudono le scuole. E’ l’Italia profonda che il Pd deve rappresentare”. Questo è parlare serio.

 

Aggiustiamo ancora la cravatta. Si vince o no questo referendum? Risponde Taruffi: “La partita è aperta e il referendum lo si vince anche con fattori esogeni”. Come qualche inchiesta? “Inchieste che possono arrivano, insomma, fattori esogeni”. E’ vero che con “due milioni di giovani” si vincono le elezioni contro Meloni e che questa sia la strategia del Pd? “Siamo il primo partito tra i giovani. E’ un dato di fatto. Ci avete preso in giro per il referendum sul Jobs act, ma mi permetto di sottolineare che abbiamo preso 13 milioni di voti. Per carità, il referendum lo abbiamo perso, certo. Corretto. Ma Meloni sta a Palazzo Chigi con 12 milioni di voti. Con i voti del referendum la sinistra sarebbe a Chigi. Si può fare di più? Non c’è dubbio, ma è grazie alla segretaria se il centrosinistra si è ritrovato. Siamo solidi e affidabili”. Taruffi, in cravatta sembra quasi un riformista, una Pantera rossa ma… “Il Pd è il partito del sorriso ma prendeteci sul serio e, per una volta, guardate i numeri”. Il Corriere offre 130 righe a Romano Prodi e noi 155 a Taruffi e, per una volta, niente ironia.

 

Il nodo è tutto qui: giovani contro matusa, mortadelle contro prosciutto cotto. Non è vero che il Pd non possa vincere. Berlusconi regalava le cravatte Marinella ma da oggi la sinistra ha le sue: Taruffi&Brothers, il Pd con le sette piaghe. Pieghe! (Mannaggia, correttore!).

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio