(foto Ansa)
verso le regionali
La gioiosa navigazione di Fico (con yacht) nel mare della lotta contro gli anti casta
Il vero lusso non è l’auto di servizio, ma la libertà di muoversi in città e scegliere il proprio approdo: tra bus, barche e politica, Il candidato del campo largo naviga le alleanze per una Campania senza canotti né streaming
Uno finisce per confondersi se non capisce da solo che poter girare per Roma, andare e venire dal centro, con il bus dell’Atac è il vero lusso. Le auto di servizio, gli autisti, le sirene, prendono a vorticare nell’illusione del potere e del potersi permettere. I complessi rodono, le ossessioni scavano, e il ritorno in Campania, seguito da super candidatura larga e favorita, prende il tono vendicativo e autovendicativo di chi ripensa con odio e con ammirazione alla casta, alla cara vecchia politica partitica, alle alleanze e agli scambi elettorali. Da un ricordo lontano sbarca Beppe Grillo trasportato dalle braccia dei seguaci su un canotto in piazza a Bologna, mentre mandava tutti a fare un giro al largo. Ma poi, e magari a Roberto Fico il pensiero era venuto, Grillo aveva le sue ville e la sua dose di lusso da ostentare e allora perché trattenersi e perché non rovesciare quel canotto e farne un vero scafo, ben armato e motorizzato. Cosa poteva frenare l’ex presidente della camera, una volta pagato il contributo sullo stipendio parlamentare e con la serenità di chi ha distribuito il reddito di cittadinanza e, ai titolari di redditi medi e alti, ha dato la meravigliosa chance del superbonus. Stesso discorso del bus, se non capisci da solo che il meglio è starsene in pace su una bella spiaggia o proprio da un’altra parte allora vai a cadere sulla barca. E non serve incartare i quasi 10 metri nella forma di un gozzo, che poi semmai è un piccolo peschereccio, comunque una barca che ha la sua comodità e richiede cura, attenzione, spese, oltre a una certa competenza.
La foto armatoriale non è neppure rubata. Frontale, ravvicinata, Fico è in controllo della situazione, con un che di dalemiano, ma senza gli impicci della vela. Nel ritorno in Campania tutto è rovesciato. Abbracciati insieme il Pdl, il Pd meno elle, e anche Elly e i suoi rottamati. Si va d’accordo coi Mastella, e va benissimo, ma senza streaming, anzi con qualche bella iniziativa di raccolta voti, tanto notabilato e cose assessorili. E si accetta ben volentieri il sostegno strategico e inevitabile di Vincenzo De Luca, con uno scambio che porta le istanze del campo largo direttamente nella partita per il potere del Pd campano.
Fico, con un partito dalla consistenza regionale sempre da verificare e quasi sempre sotto alle attese, diventa arbitro di contese interne a partiti ben più strutturati e dotati di consenso solido, a prova di candidature imprevedibili. Partiti con una storia, con quello che si chiamava radicamento e che era fatto anche della memoria di antica gestione del potere e distribuzione di favori proporzionali. Fico si fa navigatore politico e si avvantaggia di trattative e di equilibri che passano per l’intesa nazionale in cerca del super campo largo e per le varie compensazioni tra regioni nel centrosinistra. L’approdo dell’antipolitica è nel porto sicuro della regione, senza neanche le arie leaderistiche di una Alessandra Todde, anzi con dissimulazione e dimessa accettazione di ogni allargamento del sostegno elettorale, come se della prima repubblica fosse possibile solo l’imitazione furba e parodistica. La barca mezza nascosta viene svelata dagli avversari politici. Che possono rovesciare una bordata di luoghi comuni antipolitici contro chi di quelle sciocchezze aveva fatto il proprio repertorio. La barca si chiama Paprika, è spaziosa, ha un’aria comoda. Buona per minicrociere nel golfo e nelle isole, arrivando fino alle Eolie o a Ponza. O per uscite veloci, in giornata. Anche per battute di pesca, che forse è proprio l’attività per cui quel tipo di scafi è maggiormente vocata. In questi giorni passano i tonni. Facile pescarne uno e rimetterlo felicemente nella scatoletta.