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le dichiarazioni

"Il collegio del Garante per la Privacy non si dimette", dice il presidente Stanzione

Redazione

Il presidente Pasquale Stanzione rispedisce al mittente le accuse di faziosità sul caso Report dei partiti dell'opposizione: "Sono totalmente infondate, abbiamo agito in piena indipendenza". Poi aggiunge: "Quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell'Autorità non è più credibile"

"Il collegio non si dimetterà: le accuse sono del tutto infondate". Con queste parole, il presidente del Garante per la Privacy, Pasquale Stanzione, ha respinto con decisione le richieste di dimissioni avanzate dalle opposizioni. Intervenuto ieri sera al Tg1, Stanzione ha parlato dopo quattro giorni di intenso dibattito seguito al caso Report, che aveva riacceso la polemica e portato alcuni partiti a chiedere l’azzeramento dell’Autorità.

"Le accuse - racconta - sono totalmente infondate: non c'è stata mai una decisione assunta per una ragione diversa dall'applicazione rigorosa della legge in piena indipendenza di giudizio. La narrazione di un Garante subalterno alla maggioranza di governo è una mistificazione che mira a delegittimarne l'azione specie quando le decisioni sono sgradite o scomode. Quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell'Autorità non è più credibile. Il Garante - continua il presidente - assume decisioni talvolta contrarie, talvolta favorevoli al governo, è questa la vicenda dell'autonomia."

Una difesa totale, dunque, quella messa in atto dal Garante della privacy, anche se Guido Scorza, componente del collegio eletto in quota M5S, era di tutt'altro parere: "Lascio sul tavolo anche l'opzione delle dimissioni. Non perché lo chiede la politica, sarebbe un paradosso, ma per mia coscienza, valutando eventuali responsabilità". 

Le reazioni dell'opposizione sono state immediate. In prima linea il capogruppo del Partito democratico nella commissione di Vigilanza Rai, Stefano Graziano: "Il quadro è preoccupante. Le inchieste giornalistiche hanno rivelato una gestione fortemente politicizzata dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, segnata da opacità e conflitti di interesse". Graziano fa riferimento all'accusa mossa da Sigrido Ranucci, conduttore di Report, che ha messo nel mirino Agostino Ghiglia per i suoi rapporti con FdI, collegandoli alla multa inflitta dal Garante alla trasmissione dopo aver mandato in onda un audio fra l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie. "Di fronte a tutto questo, - continua il capogruppo dem - il presidente Stanzione non può limitarsi a minimizzare. Serve un segnale netto di discontinuità per ristabilire fiducia e trasparenza. Chiediamo le dimissioni dell'intero Consiglio del Garante privacy". 

Sempre dalla vigilanza Rai, hanno alzato la voce gli esponenti del M5S: "L'intervista al presidente del Garante della privacy Stanzione andata in onda al Tg1 è stato più che altro un comizio senza vere domande. Nessuna parola - continua la nota - sui rapporti che Ghiglia ha intrattenuto con Giorgia e Arianna Meloni. Solo una difesa d'ufficio, costruita su misura per permettere di dire che, nonostante tutto ciò che è emerso, Stanzione e gli altri ben saldi sulla poltrona". C'è spazio anche per la protesta del presidente Giuseppe Conte: "Le parole di Stanzione al Tg1 sono una presa in giro per il paese. Altro che autonomia: il Garante della privacy è ormai diventato lo scudo politico del governo Meloni".

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