Il colloquio
Orlando: “Non serve esportare il modello Mamdani. Ma la sua vittoria è un segnale”
Il nuovo sindaco di New York e gli "obiettivi moderati" da ottenere attraverso "interventi radicali", la manovra, il rapporto del partito con le imprese e la patrimoniale che "non è un tabù". A lezione dall'ex ministro Pd che ammette: la proposta di Schlein sul disaccopiamento tra prezzo del gas ed energia "non si può fare"
“La vittoria di Mamdani a New York offre uno spunto: per la prima volta alcune proposte di carattere radicale costruiscono un blocco maggioritario”, dice al Foglio Andrea Orlando. L’ex ministro di Giustizia e Lavoro, oggi consigliere regionale del Pd in Liguria e responsabile delle politiche industriali del partito, non è tra coloro che vedono nel nuovo sindaco di New York l’esempio da seguire. Anzi. Orlando invita i suo compagni di partito alla calma: “Non penso che sia un modello esportabile. Trovo l'abitudine di cercare esempi da seguire all’estero abbastanza provinciale”. Fatta questa premessa, però, anche lui intravede nella vittoria di Mamdani qualcosa d'interessante: “Come dicevo, quel che colpisce è il carattere maggioritario raggiunto da proposte radicali. Sono stati messi insieme lavoratori e piccola e media impresa, entrambi schiacciati dalla dimensione del capitalismo oligopolistico. Un sostegno significativo è venuto dall’associazione dei commercianti di New York. E’ come se, qui in Italia, la Confcommercio e la Cgil sostenessero entusiasticamente lo stesso candidato”. Orlando prova anche a spiegarsi quale sia la meccanica che ha portato a questo risultato: “Oggi – dice – obiettivi che consideriamo moderati, come comprarsi una macchina, avere una casa, un lavoro decente, far studiare il proprio figlio, si realizzano anche per il ceto medio soltanto attraverso interventi radicali. Mamdani non ha evocato solo problemi, ha fatto proposte che sono apparse come soluzioni a questioni sempre più drammatici e che non passano dall’aumento della spesa pubblica, ma dal contenimento di alcune dinamiche di mercato. Ciò che sarebbe stato uno scandalo sino a qualche anno fa è apparso convincete. E questo è un fatto politico”.
A proposito, il sindaco propone anche negli Usa una patrimoniale del 2 per cento sui più ricchi. E’ la tassa Madmani, non poi troppo diversa dalla tassa Landini, la patrimoniale lanciata dalla Cgil che prevede un’imposta dell’1,3 per cento sui redditi superiori ai due milioni di euro. Una tassa in grado di colpire una platea più ampia rispetto a quella toccata dalla proposta fatta in Francia dall’economista Gabriel Zucman, che prevede invece un prelievo del 2 per cento sulle famiglie con un patrimonio superiore ai 100 milioni di euro. Orlando, lei che ne pensa? “Per me la questione di un prelievo sui più ricchi non può più essere un tabù”. A livello nazionale però una scelta del genere rischia di innescare un’improvvisa fuga di capitali. “E infatti è una proposta che deve essere portata avanti a livello europeo. La vera responsabilità del nostro governo è proprio quella di non consentire il processo di integrazione fiscale che permette ad altri paesi di continuare con forme di dumping”.
Due giorni fa intanto anche l’ex ministro era al Nazareno per l’incontro con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. E’ cambiato il rapporto tra Schlein e le imprese? “Penso di sì. All’inizio c’era un pregiudizio diffuso. Gli imprenditori temevano che Schlein fosse focalizzata solo sulle questioni di diritti civili. Lei invece ha messo al centro anche i temi economici e sociali che sempre meno contrappongono imprese e lavoro. Questo è il terreno di incontro con Confindustria, anche se ovviamente non c’è una coincidenza di vedute su tutto. Sicuramente siamo d’accordo sulla denuncia dell’assenza di una politica industriale a livello nazionale ed europeo. Nello specifico condividiamo anche il tema del costo dell’energia. Il problema è il funzionamento della formazione del prezzo sul quale è necessario intervenire: oggi ci sono evidenti distorsioni che portano a una crescita esponenziale anche del costo delle rinnovabili. Presenteremo una proposta”.
Quale? La segretaria Schlein continua a ripetere che bisogna fare come “Spagna e Portogallo che hanno staccato il prezzo dell’energia da quello del gas”, ma in realtà, come questo giornale ha sottolineato, anche quell’eccezione concessa dalla Ue ai paesi iberici è scaduta a fine 2023. “Il disaccoppiamento in quelle forme non si può più fare”, riconosce Orlando. “Anche se – prosegue – nessuno vieta al governo di preparare un’iniziativa a livello europeo per tornarci . In ogni caso noi stiamo lavorando per raggiungere lo stesso scopo senza incorrere in una censura europea”. Cambiando argomento, la sindaca di Genova, la sua amica Silvia Salis, propone un patto tra le donne in politica, lo fa invitando anche Meloni. “E fa bene, incalza la premier su un tema importante, mostrando come sia una donna che governa interpretando tutti gli stereotipi maschili”. Salis ha la stoffa della leader? “Il suo futuro lo decide lei. Anche da sindaca comunque può aiutare dei processi nazionali, credo lo stia già facendo”.