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La pazza riforma Rai. Garanzie per Ranucci, ostacoli per Chiocci: ecco gli emendamenti del campo largo

Luca Roberto

Non c'è solo il caso del conduttore di Report. In una commissione di Vigilanza in stallo giacciono proposte di riforma per la tv di stato: mirano a ridurre le "porte girevoli" tra i tiggì e Palazzo Chigi (e a salvaguardare le puntate del programma d'inchiesta su Rai 3)

La procura di Roma chiede di acquisire l’audizione secretata di Sigfrido Ranucci in commissione Antimafia (mentre il sottosegretario Fazzolari annuncia querela verso il giornalista). E sembra che il caso che riguarda il conduttore di Report sia l’unica bega in casa Rai. Ma in realtà, sottotraccia, nello stallo totale della commissione di Vigilanza avanzano tutta una serie di emendamenti che puntano a circoscrivere l’azione del governo sulla tv di stato. Ispirati a “casi” registrati negli ultimi tempi. Così, scorrendo l’elenco delle principali proposte di modifica avanzate dalle opposizioni (molte sono del M5s) nelle pieghe del Ddl per la Riforma della Rai, vi si rintraccia un campionario di piccole e grandi perle, che spaziano da nuove regole per l’uso dei tiggì al divieto delle “porte girevoli” tra i direttori delle testate giornalistiche Rai e la potenziale assunzione nella comunicazione di Palazzo Chigi (messaggi in bottiglia a Gian Marco Chiocci).

Ma vediamo più nel dettaglio. Un emendamento presentato dalle senatrici del Movimento cinque stelle Di Girolamo e Bevilacqua punta a vietare di “trasmettere integralmente gli interventi del presidente del Consiglio in prossimità delle elezioni”. Un correttivo che mira a evitare repliche di quanto visto in alcune occasioni, come ad Atreju 2023, quando l’intervento della premier Meloni venne trasmesso senza interruzioni su Rai News24: sotto accusa finì l’allora direttore Paolo Petrecca. Sempre i 5s puntano ad arginare il ruolo del vicedirettore dell’Approfondimento Paolo Corsini, visto che in un emendamento scrivono che “è causa di incompatibilità con il ruolo di Direttore dell’Approfondimento della RAI aver pubblicamente espresso o svolto la propria militanza nella forza politica espressione del presidente del Consiglio”. In aggiunta a questo viene avanzato anche un divieto a stipulare contratti di collaborazione sulla base di relazioni politiche.

Sono sempre le due pentastellate a chiedere che “i direttori dei programmi di informazione giornalistica non possano ricoprire ruoli di portavoce del presidente del Consiglio”. In pratica, una norma contro il direttore del Tg1 Chiocchi, di cui si è scritto potesse diventare il nuovo portavoce di Palazzo Chigi. Ma non è finita. In uno specifico emendamento le esponenti 5s chiedono che vicini alle elezioni, il presidente del Consiglio non possa “partecipare a programmi di intrattenimento”, in risposta alla polemica che vide Meloni partecipare a “Domenica in” il 21 settembre, a ridosso delle regionali nelle Marche e in Calabria. In un’ulteriore proposta di modifica, invece, si chiede  di vietare “l’utilizzo dei telegiornali per consentire a un ministro di provare a giustificare scandali relativi alla sua sfera privata”: un riferimento a Sangiuliano e alla gestione del caso Boccia. Ma tra gli emendamenti proposti dal M5s c’è anche una richiesta di garanzie proprio nei confronti di Sigfrido Ranucci e di altre figure considerate “censurate dalla Rai” nel corso degli ultimi anni. Per questo si chiede di vietare la sospensione o la riduzione di puntate dei programmi di giornalismo d’inchiesta. Che non si possa modificare il palinsesto per ridurre le ore di una trasmissione a causa delle “opinioni politiche del conduttore”. E si procede pure più in là: a chiedere che non vengano vietati, sulla Rai, i monologhi di autori italiani e stranieri a “tema antifascismo”. E qui ogni riferimento a Serena Bortone e Antonio Scurati non è puramente casuale. Un altro emendamento controfirmato anche da Pd, Avs e Iv, poi, chiede che la carica di consigliere di amministrazione Rai non possa essere ricoperta da chi, negli ultimi due anni, abbia ricoperto la carica di ministro, viceministro o sottosegretario di Stato, altri incarichi politici a livello nazionale e locale o ruoli all’interno degli organi direttivi o esecutivi di partiti politici.

La maggioranza, dal canto suo, ha evitato di presentare per adesso modifiche, a eccezione della Lega. Che ha presentato un emendamento sul canone (sua storica battaglia) per chiedere che le entrate straordinarie o la riduzione dei costi siano usati per abbassarne l’importo. L’abbassamento del canone, a ogni modo, non può superare il 15 per cento rispetto all’anno precedente (del ddl la percentuale era fissata al 5 per cento).

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.