Il racconto

Meloni incontra Abu Mazen e chiede il disarmo di Hamas. L'irritazione contro Landini e Brunetta

Ginevra Leganza

La premier a colloquio con il presidente dell'Anp che le chiede ancora di riconoscere lo stato di Palestina. La furia contro lo sciopero indetto dal segretario della Cgil e per lo stipendio dell'ex ministro (che ritira la delibera)

Giorgia Meloni incontra a Palazzo Chigi Abu Mazen, ospite al Parco dei Principi. Poco più tardi, invece, ragiona sulla politica interna. Breve ma cruciale parentesi, per la premier cosmopolita – annoiata, si sa, dalle beghe di campanile – in vista delle elezioni regionali. E dunque subito dopo pranzo (indigesto, forse, a causa della polemica con Maurizio Landini e lo sciopero di venerdì 12 dicembre) si discute di due popoli e due stati e di piani per la Striscia pacificata. Al crepuscolo, invece, si torna all’incursione con gli altri leader di maggioranza a Bari, lunedì 10 e a Mestre, martedì 18. 


Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, reduce dall’incontro col Papa e poi col capo dello stato, varca la soglia di Chigi. All’ingresso il tricolore, la bandiera europea, quella palestinese. Una stretta di mano, due baci, poi lei che prende sottobraccio lui. Dopodiché il colloquio, lungo poco più d’un’ora, che fa seguito all’incontro al Quirinale dove il presidente palestinese ha ringraziato l’omologo italiano per gli aiuti umanitari e dove quest’ultimo ha ribadito “grande amicizia” e sforzo per la “creazione dei due stati nella regione”. Nella scia del Colle, Meloni accoglie  il presidente dell’Anp. Ribadisce la necessità del cessate il fuoco, l’avvio alla ricostruzione di Gaza, la piena attuazione del piano Trump – già lodato da Mattarella – il disarmo di Hamas. La presidente  rimarca poi la dedizione italiana nell’assistenza umanitaria, il programma “Food for Gaza”, le evacuazioni mediche, il “corridoio universitario”.

 

Da quanto risulta all’agenzia palestinese Wafa, il presidente Abbas chiede nuovamente che l’Italia riconosca lo stato di Palestina e protegga la soluzione dei due Stati “sistematicamente minata dalle politiche israeliane”. Abu Mazen parla  di “una pace basata sulla legittimità internazionale e sull'iniziativa araba, che garantisca indipendenza al fianco di Israele”. La risposta di Meloni, dalla quale il riconoscimento non arriva – non ora – si orienta piuttosto sulla necessità di rinforzare la leadership palestinese. Più volte Meloni ribadisce l’esclusione tassativa di Hamas nel futuro del popolo. L’obiettivo comune, in prospettiva dei due stati, conferma il pacchetto di aiuti umanitari italiani. E poi il supporto per la ricostruzione da presentare alla Conferenza su Gaza, che l’Egitto intende convocare. Scende la sera, e la premier torna a ragionare di viaggi in Italia. Prima però – dopo  Landini a mezzogiorno – è la volta di  Brunetta a mezza sera. Il titolare del Cnel che, secondo le indiscrezioni, ha irritato la premier aumentandosi lo stipendio oltre il tetto dei 240 mila euro per i dipendenti pubblici. “Decisione inopportuna” e stizza fugace. Ma la reazione di Meloni convince Brunetta a ritirare la delibera. 

 

Il pensiero torna quindi alle regionali, dove tutti i sondaggi preconizzano il 2 a 1 per Schlein. Ma in Campania, forse, la speranza è ancora quella di “perdere bene” o – miracolo di San Gennaro – di vincere per il rotto della cuffia. Sicché Meloni, che in Puglia ci andrà lunedì – il  blue monday che è  il giorno in assoluto meno sorridente alle piazze, a testimonianza di una scelta non lambiccata, tanto certa è la sconfitta.

 

La strategia è di combattere in prima persona  per la Campania, per il sacrificio di Edmondo e per Sangiuliano in bilico. E poi di prendere di petto non solo Roberto Fico ma pure De Luca. Come? Enumerando i successi in tre anni di governo. Parola chiave: Caivano.
 

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