Ansa
Dopo il voto di New York
Mamdani romana? “Affitti, carrello della spesa, asili, inclusione”. Parla la dem Marta Bonafoni
"Io credo si vinca mettendo al centro bisogni delle persone", dice la schleiniana consigliera regionale del Pd
“Se guardo alla bandiera più efficace che ha portato in campagna elettorale”, dice Bonafoni, “quella degli affitti e delle case inaccessibili persino a chi lavora, dico che il neo eletto sindaco di New York ha fatto una battaglia contro i fondi immobiliari, contro chi quella ricchezza non la redistribuisce, più che contro i proprietari"
Qualcuno, a Roma, la vede già nei panni di una “Mamdani italiana”, visto l’impegno a lungo profuso da Marta Bonafoni in Regione Lazio e nella segreteria del Pd sui temi cari al neosindaco democratico di New York che, a trentaquattro anni, immigrato di seconda generazione, socialista e musulmano, ha conquistato la città simbolo del capitalismo. E cioè: la casa, l’inclusione sociale, i prezzi, gli asili, gli anziani, i trasporti gratuiti. E se, da Avs, Nicola Fratoianni ha detto che Mamdani ha vinto con il programma della sinistra italiana, dal Pd schleiniano Bonafoni vede il programma di Mamdani specchiarsi nel campo attraversato, su e giù per il paese, dalla segretaria del Pd: “Le cinque priorità del progetto Italia, sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politica industriale per la conversione ecologica, diritti sociali e civili”.
C’è posta per Elly, un messaggio Mamdani per il Pd in traversata nel deserto? “Leggerei questo risultato”, dice Bonafoni, “sotto la doppia lente del grande distacco con cui Mamdani ha vinto e della partecipazione record al voto di New York. Un risultato frutto di una catena di eventi: i democratici sono tornati a parlare dei bisogni delle persone, ma non si sono limitati a questo. Hanno costruito risposte credibili con una campagna che ha coinvolto centinaia di migliaia di volontari con il porta a porta, suscitando una grande onda di entusiasmo, emozione e speranza e dimostrando che, se si tiene insieme tutto questo, la storia può cambiare di segno”. Ha avuto un peso in sé anche il profilo atipico di Mamdani? “Credo che, da ultimo, sia stato Trump ad aiutarlo, con la polarizzazione a poche ore dal voto, dicendo ‘non lo votate, piuttosto votate Andrew Cuomo’, il democratico sconfitto da Mamdani alle primarie e candidatosi da indipendente. C’è un dato generazionale, visibile nelle piazze a sostegno della causa palestinese e in quelle ‘No kings’ contro Trump. Ma c’è anche, indubbiamente, un dato identitario: da un lato gli anziani uomini bianchi diventati la bandiera del sovranismo internazionale, dall’altro un figlio dell’immigrazione che ha fatto presa prima negli ambienti dei lavoratori provenienti dai paesi asiatici e poi sui newyorkesi doc, anche fuori da Brooklyn e dal Queens, quartieri gentrificati dalla sinistra benestante”.
Mamdani potrebbe però spaventare il ceto produttivo, con la sua radicalità. “Se guardo alla bandiera più efficace che ha portato in campagna elettorale”, dice Bonafoni, “quella degli affitti e delle case inaccessibili persino a chi lavora, dico che Mamdani ha fatto una battaglia contro i fondi immobiliari, contro chi quella ricchezza non la redistribuisce, più che contro i proprietari. Il neosindaco prende di mira il mercato dopato, non gli imprenditori. Certo, guarda a un pezzo particolare del blocco sociale: rider, lavoratori sfruttati, persone che non possono pagare l’affitto, mamme single che devono potersi muovere in sicurezza per le strade, famiglie che devono poter mandare i bambini al nido”. Le fasce sociali che Bonafoni ha preso a cuore a Roma. “Indubbiamente mi occupo di emergenza abitativa, di visitare e moltiplicare i supermercati sociali, strutture che, non soltanto a Roma, tutelano la dignità delle persone non abbienti. E mi sono occupata, con Zingaretti, del tema asili nido e trasporti pubblici gratis per gli studenti. Oggi lo stiamo facendo in Campania e in Emilia Romagna. Lo faremo altrove”.
Programma Mamdani per Bonafoni, dunque? “Io dico che ci sono alcuni temi ineludibili: affitti brevi, battaglia contro la gentrificazione e turistizzazione eccessiva delle città d’arte, carrello della spesa, sicurezza declinata fino in fondo, come presidio delle forze di polizia, naturalmente, ma anche come giustizia sociale e prevenzione. E sono battaglie che i nostri candidati nelle regioni al voto stanno già facendo”. Non è vero quindi che si vince al centro? “Io credo si vinca mettendo al centro bisogni delle persone, dopodiché penso si debba vincere con una compagine larga e quindi le forze che si stanno coagulando attorno a Progetto civico e ad alcune personalità sono utilissime alla coalizione”. Andrete a lezione da Mamdani? “Se ce ne sarà l’occasione, sarà un piacere andare ad ascoltarlo. La sua campagna ha viaggiato sulla capacità di costruire una comunità di destino per i newyorkesi, con una modalità capillare molto anglosassone che dovremmo essere in grado di replicare, visto che l’abbiamo usata durante le primarie. E mi piace valorizzare una delle battute di Mamdani , mutuando George Orwell: ‘Anche i socialisti possono essere felici’. Ecco, dai balli in piazza dell’altra notte direi: anche i democratici possano essere felici”.
Fratelli coltellini