Arianna Meloni (Ansa)
Fratelli coltellini
Arianna Meloni contro La Russa e Santanché: la Lombardia è il fiammifero
Sfiduciata Federica Picchi, sottosegretaria con delega allo Sport vicina alla sorella della premier. Dietro il voto, con 19 franchi tiratori, l'ombra del correntone in FdI capeggiato da Santanchè, La Russa e Mantovani
La Fiamma di Ignazio La Russa contro il fiammifero di Arianna Meloni. Attenzione, non è una storia di regione e non è neppure la semplice sfiducia a un consigliere sconosciuto di FdI. Sono le primarie della destra italiana, sono le prove di leadership della sorella Meloni come segretaria di partito, prove di egemonia al nord. Si scrive Lombardia ma è l’antica contesa vecchi e giovani: da una parte Arianna Meloni e Giovanni Donzelli e dall’altra Ignazio La Russa, Daniela Santanchè e Mario Mantovani. Martedì sera il consiglio regionale lombardo vota una mozione di sfiducia nei confronti di Federica Picchi, di FdI, sottosegretaria con delega allo Sport, scettica sui vaccini. La mozione la presenta il Pd, Pierfrancesco Majorino, ma passa con il voto di 19 franchi tiratori. Votano in segreto consiglieri di Forza Italia, consiglieri della Lega ma votano, ed è evidente, consiglieri di FdI. Chi è Picchi? E’ una delle due donne lombarde su cui Meloni sta puntando. L’altra è la figlia di Iginio Massari, Debora Massari, neo assessore al Turismo.
Non si racconta abbastanza ma FdI è un partito del trenta per cento e ha le sue aree interne, le correnti, come il Pd. In Lombardia si può parlare apertamente di correntismo anche se la destra ha sempre contrastato questa pratica. La più grande corrente è quella di Santanchè, La Russa e Mantovani, la seconda fa riferimento a Carlo Fidanza mentre la terza è la cavalleria di Marco Osnato, presidente commissione Finanza della Camera. E’ una cavalleria che vuole avere rappresentanza, dire la sua, aprire le finestre anche a Milano, così come vogliono aprirle Meloni e Donzelli.
In Lombardia, in FdI, finora c’è stato un patto tacito: “Se ne occupa Ignazio”. E’ il feudo di la Russa-Santanché, la loro Donnafugata. Sono loro che hanno sempre tenuto i rapporti con la finanza, l’editoria, sono loro due che decidono chi nomina chi. Arianna Meloni e Donzelli puntano su Picchi e Massari, solo che la vecchia guardia si ribella. La Lega, e questa volta sarebbe troppo facile far cadere la colpa sui leghisti, spiega al presidente del consiglio regionale che la mozione è preferibile inquadrarla come mozione di censura e non come mozione di sfiducia ordinaria. La mozione di sfiducia ordinaria si vota con voto segreto, la mozione di censura si vota a viso aperto.
Il presidente del Consiglio regionale è di FdI, Federico Romani, ed è il figlio di Paolo Romani, l’ex ministro di Forza Italia. Romani fa parte del correntone Fidanza, Santanché, La Russa. Che il voto su Picchi fosse decisivo si era compreso lunedì scorso. A Milano arrivano Donzelli e Arianna e si chiudono in riunione per ben sei ore. Spiegano ai consiglieri che bisogna votare compatti ma i consiglieri del “correntone” reputano sia Picchi sia Massari “due paracadutati” da Roma. Massari è stata nominata assessore al Turismo al posto di Barbara Mazzali mentre Picchi è stata indicata sottosegretaria allo Sport come ricompensa per la sua mancata elezione in Europa. Dopo la sfiducia, Donzelli ha parlato di lealtà, ha puntato il dito sugli alleati, ma 19 franchi tiratori non possono essere tutti alleati e Donzelli è troppo intelligente per non saperlo.
Cosa accade? Picchi dovrebbe restare al suo posto ma mette in difficoltà anche Attilio Fontana. La Russa oggi non si capacita e chiede perché si sia scelto il voto segreto. E’ il gioco delle parti. La finanza, la regione… la Lombardia è il vero assalto al cielo delle sorelle Meloni, l’ultimo anello rimasto. Il fiammifero del comando.