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il ritorno

Emanuele Fiano torna alla Ca' foscari: “Il dissenso è il sale della democrazia, il silenzio la sua morte”

Il presidente di Sinistra per Israele, che era stato insultato e censurato dai ProPal, riprende la conferenza da dove era stata interrotta il 27 ottobre. In prima fila la ministra dell'Università Bernini. "La pace si fa con chi non la pensa come te, perché con chi concorda non c'è bisogno"

Dopo il grave episodio della scorsa settimana all'Università Ca’ Foscari di Venezia, quando alcuni collettivi avevano impedito a Emanuele Fiano di parlare durante una conferenza sulla pace, l'ex deputato del Partito democratico è tornato in aula.

 

La rettrice dell’ateneo ha voluto far riprendere l’incontro da dove era stato interrotto, invitando anche la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, che ha risposto presente, assistendo all'incontro in prima fila ma senza intervenire. Lo ha fatto a seguito dell'incontro in un post su Instagram: "In democrazia nessuno tantomeno una minoranza rumorosa può decidere chi ha diritto di parlare e chi no. La mia presenza oggi è stata in difesa della libertà di espressione di tutti. Perchè la libertà di parola non si predica: si pratica. Chi voleva zittire Fiano - continua - ha ottenuto l'effetto opposto: ha moltiplicato la forza della sua voce e amplificato il messaggio. Un grazie speciale alle Forze dell'ordine per aver garantito che l'incontro potesse svolgersi in sicurezza. Perché non c'è libertà senza sicurezza"

 

“Il dissenso è il sale della democrazia, il silenzio la sua morte”, ha detto Fiano, presidente di Sinistra per Israele, aprendo il suo intervento prima ancora di entrare nel merito delle domande degli studenti. Nelle interviste che ha rilasciato negli ultimi giorni ha ricordato come non avesse avuto alcuna intenzione di lasciare l’aula il 27 ottobre: “Anche mio padre, Nedo Fiano, deportato e sopravvissuto ad Auschwitz, fu cacciato dall’aula di scuola quando entrarono in vigore le leggi razziali in Italia. Dovevo rimanere in aula, glielo dovevo”. Essere tornato a parlare dopo la brusca interruzione è dunque vissuto come una vittoria della democrazia.

 

“Avrei voluto parlare con quei ragazzi che mi hanno contestato”, racconta l’ex deputato dem, mentre un corteo con una dozzina di partecipanti si era riunito fuori l’università con degli striscioni che recitavano “Noi contro le sue posizioni politiche”, provando a continuare ciò che avevano iniziato la settimana scorsa, senza riuscirci. Fiano ha aggiunto che "la pace si fa con chi non la pensa come te, perché con chi concorda non c'è bisogno. Per questo quel gesto della P38 che mi hanno fatto i giovani comunisti e quelli del collettivo Sumud e quei cori ‘Fiano a testa in giù' cantati nell'aula, mi hanno molto colpito. Per due motivi forti. Il primo è che chi con la forza impedisce di parlare a chi vuole parlare di pace per i due popoli, non rappresenta certo in quel momento un messaggio di pace ma di violenza. Il secondo è che chi addirittura minaccia, come hanno fatto loro con i gesti e le parole, sta entrando in una sfera di violenza che mi spaventa. Che sai come inizia ma non come finisce. Come mai a 20 anni conoscono il gesto della P38 che per noi significò l'inizio degli anni di piombo? Chi glielo ha insegnato? Come mai sono già alla violenza politica, per adesso solo verbale?”.

  

Fiano ricorda che sono passati "30 anni dall'assassinio di Rabin, a opera di un estremista e terrorista della destra messianica israeliana; Rabin era il primo ministro di Israele che aveva stipulato con Arafat presidente dell'Olp l'accordo di pace del 1993". Ed è proprio sulla necessità di sedersi a dei tavoli comuni che l’ex deputato Pd insiste: “La pace parte dalla collaborazione, non dal boicottaggio. Non vedo come possa aiutare a costruire la pace l’interruzione dei rapporti”. I riferimenti storici non mancano: cita la conferenza di Madrid nel 1991, Oslo nel 1993, poi le conferenze nel 2006 e nel 2008. Consiglia inoltre all’Italia di farsi “soggetto attivo per il dialogo tra le parti”.

  

Fiano si dice invece a più riprese contrario al governo Netanyahu, ma secondo lui non si può parlare di genocidio: “Non sono d'accordo con questa espressione a meno che una sentenza non me lo dimostri - ha dichiarato Fiano - Segnalo che da due anni la Corte Penale Internazionale indaga lo Stato di Israele per genocidio ma non è mai arrivata a una sentenza. Sono arrivate sentenze per crimini di guerra contro l'umanità nei confronti di Netanyahu, del ministro della Difesa di Israele e di quelli che erano i capi di Hamas, sui quali è stato spiccato mandato di cattura internazionale, ma non per genocidio”.

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