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il voto negli usa
Febbre Mamdani. Il giovane candidato sindaco di NY, socialista e pop, visto da Pd, IV e Azione
Un'agenda populista-progressista e un linguaggio da reel. La sinistra con lui vince o si schianta?
In attesa del voto del 4 novembre c'è grande interesse per il candidato trentaquattrenne. Per il deputato Pd Scotto "è interessante che un politico che si definisce dichiaratamente socialista possa vincere nella città simbolo del capitalismo mondiale"
Tutti pazzi per il candidato sindaco di New York Zohran Mamdani, il trentaquattrenne musulmano e socialista che i sondaggi danno per favorito. A pochi giorni dal voto del 4 novembre, dall’Italia si scruta con interesse questo giovane politico dal linguaggio pop e dall’agenda populista-progressista. Ma la domanda è: la sinistra americana ripartirà da lui o si andrà a schiantare con lui? Nel Pd, intanto, Mamdani piace alla maggioranza schleiniana. Dice il deputato dem Marco Sarracino: “Mamdani rappresenta una speranza per i democratici americani. E il suo programma si concentra su una questione reale: il fatto che le grandi città americane non siano più ‘affordable’ per le classi medie. Il successo di Mamdani non sta nei reel, ma nel fatto che ha basato la sua campagna su problemi concreti e soluzioni pratiche”.
Mamdani piace anche a chi, come l’assessore ai Grandi Eventi del Comune di Roma Alessandro Onorato (che, con il suo “Progetto Civico Italia”, oggi presenta a Palermo il primo coordinamento regionale) trova che la forza di Mamdani sia “parlare della realtà: dai prezzi dei farmaci agli affitti, fino all’accessibilità degli alimenti per le famiglie non abbienti. E’ la conferma di come le persone apprezzino che la politica si occupi dei problemi quotidiani. Un discorso attuale anche in Italia: anche noi stiamo caratterizzando ‘Progetto Civico Italia’ affrontando temi che toccano la carne viva delle persone”. Dall’ala sinistra del Pd, il deputato Arturo Scotto, reduce dal viaggio con la Flottilla, non pensa però “si possa trarre una lezione per l’Italia dalla vicenda di Mamdani. Ma è interessante che un politico che si definisce dichiaratamente socialista possa vincere nella città simbolo del capitalismo mondiale. D’altronde anche Karl Marx, a un certo punto, spostò a NY l’Internazionale”. “Ma non chiamatelo populista”, dice Scotto: “Il populismo è una parola malata, come riformismo. Il tema di Mamdani sono le diseguaglianze, in tutto il mondo”.
Spostandosi nell’ala riformista del Pd, nella nuova corrente “Crescere”, il senatore Filippo Sensi ragiona sulla campagna del candidato: “Mamdani ha saputo creare un’attesa e una mobilitazione che è andata ben oltre i confini di New York. E, tuttavia, parliamo pur sempre di NY, di un orto protetto del radicalismo. Non è il Montana. La campagna di Mamdani è stata un caso di scuola, obamiana come poche, dall’underdog al successo su scala globale, come fosse la promessa della sinistra più sinistra dei democratici americani: grande capacità di adattamento, velocità, walk and talk, territorio, mistica del marciapiede e del volantinaggio, testimonial. Nessuno oggi si interroga sulla sostenibilità delle sue proposte; incarna una speranza che dalle parti dei dem americani oggi non c’è.
La sua agenda è quella Sanders-Cortez, l’antitrumpismo che Trump ama di più”. Sempre da “Crescere”, la vicepresidente dem del Parlamento europeo Pina Picierno, trova che Mamdani sia “una scommessa rischiosa”, perché “incarna un tentativo genuino di rinnovamento a sinistra, ma anche tutti i rischi di una sinistra che si definisce soltanto per contrapposizione. I progressisti a livello globale hanno bisogno di ritrovare la capacità di governare la complessità, non solo di rappresentare la protesta rappresentando una polarizzazione opposta a quella della destra. In una fase segnata da rigurgiti di antisemitismo e da tensioni tra comunità, una leadership che gioca troppo sulla polarizzazione rischia di incendiare, piuttosto che ricomporre”.
Per il leader di Azione Carlo Calenda Mamdani è riuscito, nella sua campagna, a “tenere insieme con successo una parte di intrattenimento con l’azione sul campo dei volontari casa per casa. Ma il vero tema è il suo programma elettorale, da un lato molto difficilmente esigibile, dall’altro portatore di una verità: in una città come NY, dove qualunque miliardario ha comprato tre appartamenti, i costi sono improponibili. E NY non è l’unica città a essere diventata metropoli per stranieri ricchi. Ma se questa situazione non la cambi gradualmente, e agisci con provvedimenti radicali, le città implodono e si rischia il disastro finanziario”. Poi c’è chi, nel Pd, come il senatore e coordinatore della corrente di minoranza Energia Popolare Alessandro Alfieri, considera Mamdani “fenomeno tipicamente newyorkese, non esportabile nel resto degli Usa, dove, se la destra ha vinto per una profonda domanda di protezione a cui ha risposto il trumpismo, a sinistra per vincere hai bisogno di gente come Cuomo”. Da Italia Viva, il senatore Ivan Scalfarotto si dice preoccupato: “L’affermazione di Mamdani è un segno di estrema polarizzazione politica, presente anche in altri paesi. Difficile, in questo schema, fare politica in senso alto, per trovare punti di caduta comuni e soluzioni. Ecco, non mi pare un indizio di salute”.