Ansa

Il voto, il vuoto

Perché cresce l'astensione. Si è immiserita l'offerta politica. Le colpe dei partiti

Paolo Cirino Pomicino

Le forze politiche di oggi o si danno una mossa per recuperare cultura e statura o diventeranno sempre più canali per inviare in parlamento e nelle istituzioni locali persone perbene ma poco più che banali testimoni

A ogni elezione l’affluenza alle urne diminuisce. L’ultimo dato, quello delle regionali in Toscana, è di appena il 47,7 per cento degli aventi diritto al voto, lontano mille miglia dalla partecipazione popolare alle elezioni nella Prima Repubblica che superava spesso l’80 per cento. Molti si stupiscono ma pochi tentano di capire il perché di questo crollo. La cruda verità è che l’offerta politica da quasi 30 anni è miserrima. Quella che fu la vituperata democrazia dei partiti è stata sostituita da un sistema politico basato su partiti personali i cui segretari sono anche proprietari del simbolo e i relativi congressi nelle poche volte che si fanno sono solo formalità. Ciò che risalta in questa mediocre offerta politica è la assoluta mancanza di riferimenti culturali in ogni “partito”. In tutta Europa esistono sistemi basati sulla presenza di socialisti, liberali, verdi, popolari, comunisti e partiti minori. Di tutto questo in Italia non esiste più una traccia. Anzi, spesso si offendono quelle forze politiche che hanno costruito l’Italia moderna trasformata da paese agricolo in paese industrializzato a tecnologia avanzata.

 

L’esempio che più colpisce è quello della Democrazia Cristiana, il più grande partito della storia del paese, il cui simbolo sequestrato da ciarlatani, senza offesa per nessuno, raccoglie oggi tra il 2 e il 3 per cento a ogni tornata elettorale. A questo si aggiungono le ridicole dichiarazioni ai telegiornali dei dirigenti di quasi tutti quelli che continuano a chiamarsi partiti, mentre sono solo piccoli comitati elettorali propagandati da quelli che appaiano sempre più degli “scappati di casa”. Ogni anno questa offerta è sempre più imbarazzante. Valga per tutti l’arrivo di un grande “statista” diventato segretario e  proprietario dello Scudo crociato, tal Antonio De Poli che nelle Marche ha raccolto intorno al 2 per cento. E ciò che vale per la vecchia Dc vale anche per i socialisti ormai scomparsi, per il Pci diventato Partito democratico (in Europa non c’è un altro partito “democratico”) termine generico e privo di una cultura di riferimento. La domanda che facciamo è semplice e chiarificatrice del nostro pensiero. Cosa mai avremmo detto se ad esempio il sistema politico della Germania si fosse evoluto con Forza Germania, le Sorelle tedesche, le Cinque lune e via di questo passo? Avremmo detto che quel grande paese era in via di declino. E così tutti dicono della nostra cara Italia e pochi continuano ad andare a votare.

 

E’ questo, e non altro, il tema di fondo. Una irrilevanza politica ed economica nello scenario internazionale. La nostra non è nostalgia né un’analisi superficiale o irriverente ma la presa d’atto della scomparsa della politica e dei suoi fondamentali. A tutto ciò si aggiunge che la selezione della classe parlamentare è frutto di scelte personali che privilegiano la fedeltà al segretario-proprietario, per cui sei eletto se nelle liste bloccate sei ai primi posti, diversamente puoi essere anche una sorta di Giulio Cesare ma non sarai mai eletto. Sappiamo bene che il nostro linguaggio è duro e  può anche essere ritenuto offensivo ma è la realtà che da 30 anni ha inchiodato l’Italia a una crescita dello 0,6 per cento annuo, con salari bassissimi e ritardi prima inimmaginabili. Le forze politiche di oggi o si danno una mossa per recuperare cultura e statura o diventeranno sempre più canali per inviare in Parlamento e nelle istituzioni locali persone perbene ma poco più che banali testimoni che ripetono in ogni dichiarazione pappagallescamente parole sintatticamente perfette ma prive di ogni attrazione politica, e l’affluenza continuerà a ridursi in maniera drammatica.

Di più su questi argomenti: