Il racconto

Tajani scatenato contro Meloni, Salvini e Mef. La manovra fa sbandare il governo. Giorgetti: “Fiducia in Perrotta”

Carmelo Caruso

Il leader di FI attacca la Ragionieria (che aveva incontrato personalmente) e continua con Meloni e la sua proposta di mantenere il veto Ue. Ancora attacco a un ragioniere di stato

Tony Tajani è un Toro scatenato e Giancarlo Giorgetti si è scocciato. Tony attacca il cigno di stato, la Ragioniera Daria Perrotta, ma Giorgetti lo dice al mondo intero, anche nella sua Varese, che il cigno di stato “avrà sempre la sua fiducia”, e con lei tutta la struttura del Mef. Giorgetti tutela i cigni e anche i laghi. Non c’è nulla da fare. E’ il grande momento di Tony Tajani. La presidenta Giorgia Meloni è a Bruxelles per il Consiglio europeo e incontra Ursula von der Leyen. Prova a smontare il Green Deal, dice la sua sulle bizzarrie europee, ma, a pochi chilometri da Meloni, Tony scatenato (partecipa alle riunioni del Ppe) straccia la manovra e non solo. Mai visto, in questa versione. Meloni ha dichiarato al Senato che in Europa è per mantenere il sistema del veto ma Tajani risponde sul marciapiede che “Meloni ha detto la sua opinione, ma che sulla questione del diritto di veto non ne abbiamo mai parlato in maggioranza. Io penso che si debba fare qualche passo in avanti”. E’ il vecchio sogno del Cav., buonanima. Enzo Amendola, ex ministro per gli Affari europei, che è l’anti Tony del Pd, spiega a Meloni che con il veto si fa male all’Italia  perché “sulle regole fiscali (art. 113 Tfue) il diritto di veto dei singoli stati lo paghiamo noi”. Insomma, va superato se non si vuole paralizzare la Ue. Tony Tajani si gaza. Ricorda Tony: “Basta unanimità: lo diceva anche Berlusconi”. Pensano a Chigi: ora Tony si ferma. Macché. Comincia a incornare la manovra. Anche lui riesuma le manine di Di Maio. Ce l’ha con il cigno di stato, Perrotta, per la norma sugli affitti brevi (che in realtà dicono a Chigi: “Noi abbiamo detto tutto a Tony, ma Tony non ha capito. Era in zona pennica”). Incontriamo per strada il formidabile Maurizio Casasco, il Quintino Sella di Forza Italia, responsabile economico che il Foglio ha indicato come possibile underdog alla Consob (lui, Casasco: “Ma non è vero, io penso solo a FI”) e ci spiega che Forza Italia “si occupa di ceto medio. A cosa serviva la norma sugli affitti brevi? Prendevamo una robetta di euro, ma così scoraggiamo i settori. Controproducente”. Guardate che questo Casasco funziona. Ma torniamo a Tony. Ne ha anche per Salvini. Si lamenta con Salvinacci perché sarebbero state tagliate alla Metro C di Roma risorse per ben 1,2 milioni e si augura che Salvini le rimetta. Scoppia un quarantotto. Salvini diffonde nota per spiegare che “non sono state tagliate risorse ma solo definanziate” e che i definanziamenti sono stati provvisori”. Puntano tutti al cigno di stato. Notizia. Pochi mesi fa, sir Tony Tajani ha invitato Perrotta (ormai manca solo che venga accusata di aver rubato la pappa ai neonati) al circolo degli esteri.  Tony la ammira: brava. Solo  che  arriva la manovra e l’idillio è kaputt. Ricordate Biagio Mazzotta? Era l’ex ragioniere di stato accompagnato alla porta. Il governo non aveva più fiducia in lui. Finisce così, anche il pezzo. Il cigno paga per tutti (ma i tagli li ordina Giorgetti) Salvini e Tajani si azzuffano a colpi di metro C. Non illudetevi, non scendono dal governo. Animano un po’ il vagone come i cantanti  alle fermate. Tajani ha scelto Vasco: vuole una vita spericolata.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio