Eureka

L'incredibile intuizione di Salvini: "Vannacci ci fa perdere più voti di quanti ne porta”

Salvatore Merlo

Dopo averlo candidato, nominato e promosso, ora il segretario del Carroccio si chiede: "Ma chi ha voluto 'sto generale". Epifania nella Lega: chi semina patrioti, raccoglie guai

Meglio perderlo che trovarlo. E finalmente il Capitano ha capito. Il Generale che si tiene a servizio è anche quello che gli spara alle spalle. Matteo Salvini, l’altro giorno, ha avuto un’epifania che ha sbalordito i già attoniti dirigenti della Lega. “Ragazzi”, ha esordito, “mi sono convinto di una cosa…”. Si ferma quindi per una pausa tecnica, dopodiché prosegue con tono di profonda analisi veritativa: “Vannacci ci fa perdere più voti di quanti ce ne fa guadagnare”. 


Immaginatevi la faccia degli altri mentre il segretario e vicepremier pronuncia queste parole – ed è impossibile rendere l’idea della stupefazione che prova il colonnello leghista che ci racconta questa scena. “Vannacci, sui social, ogni minuto urla contro migranti, islamici, ma soprattutto denuncia l’invasione persino della Lombardia dove però governiamo noi”, diceva Salvini ai suoi colonnelli. E poi ancora: “Se diciamo che la sicurezza al nord è un disastro, la colpa su chi volete che ricada? Sulla Lega!”.


In pratica, dopo averlo voluto malgrado i dubbi dei suoi, dopo averlo candidato nonostante le preoccupazioni dei nordisti, dopo averlo nominato vicesegretario federale contro l’opinione di tutti e infine dopo averlo messo a capo della campagna elettorale in Toscana spaccando la Lega (e perdendo male le elezioni), il Capitano finalmente s’è accorto di essere stato bombardato dal proprio Generale. E l’ha spiegato in tono didascalico-pedagogico proprio a quelli, i suoi dirigenti, che sin dall’inizio gli dicevano – timidamente – di stare attento. Ma eccolo Salvini.  “Ragazzi, mi pare chiaro”, dice ancora. “Con questo profilo che ci sta dando Vanacci non si iscrive più nessuno al partito”. Insomma: ma chi l’ha voluto ‘sto Vanacci nella Lega? Ma a chi è venuta in mente questa idea bislacca? A quanto pare il segretario se l’è chiesto a lungo, ma non lo sa: la buona fede è indiscutibile. Così il capo della Lega e ministro, quest’uomo di amianto – fiammeggiante ma indistruttibile – l’altro giorno non si dava pace.


I colonnelli, osservandolo, hanno avuto un attimo di tenerezza: finalmente il Capitano ha capito. Appena dieci mesi, due nomine e una campagna regionale dopo. Chi semina patrioti, raccoglie guai. Così lo hanno applaudito. Come sempre. A riprova che, come in ogni storia leghista, la morale è una sola. Il leader ha ragione due volte: quando sbaglia, e quando se ne accorge.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.