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Editoriali

Giornalisti e leggi sbagliate: la libertà di stampa non si difende con le scorciatoie

Difendere la libertà di stampa non significa difendere la libertà di diffamazione ma difendere il diritto di cronaca come fondamento democratico. La "legge Ranucci" di Travaglio non serve, rischia di essere pericolosa per la stessa libertà che si vuole difendere

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Enrico Costa ha ragione a dire, lo ha detto ieri sul sito del Foglio, che non si difende la libertà di stampa inventando scorciatoie legislative o norme “identitarie”. Il disegno di legge promosso da Marco Travaglio come “legge Ranucci”, nato sull’onda dell’emozione per il vile attentato al giornalista di Report, a cui va ancora tutta la nostra solidarietà, è una di quelle idee che sembrano nobili ma che, se approvate, rischiano di essere pericolose per la stessa libertà che dichiarano di voler difendere. Prevedere che chi fa causa per diffamazione a un giornalista, e la perde, debba pagare la metà del risarcimento richiesto significa introdurre una disparità di trattamento che non c’entra nulla con la libertà di stampa e molto con la confusione tra diritto di informare e licenza di diffamare. Costa ricorda un principio semplice: la “lite temeraria” è già prevista dal nostro ordinamento. Non serve una norma ad hoc, e men che meno una che stabilisca privilegi di categoria.

 

Il punto non è proteggere i giornalisti in quanto tali, ma difendere il diritto di cronaca come fondamento democratico, garantendo al tempo stesso che chi diffama risponda delle proprie parole. Le due cose non si contraddicono. In Italia le norme sulla diffamazione andrebbero riviste da tempo: abolire il carcere per i giornalisti, rafforzare il diritto di rettifica, dare più peso alla responsabilità editoriale. Ma a bloccare ogni riforma sono sempre state, ricorda Costa, le bandierine corporative di chi preferisce agitare simboli invece di cambiare davvero le regole. Ecco perché il suo richiamo è utile: chi oggi si straccia le vesti – giustamente – per difendere Ranucci e la libertà di stampa dovrebbe ricordarsi di farlo sempre, anche quando a tentare di imbavagliare i cronisti sono certi magistrati che, con richieste economiche sproporzionate, provano a far chiudere i giornali. Difendere la libertà di stampa significa difenderla sempre, anche da chi, con le migliori intenzioni, rischia di soffocarla.