Il colloquio

De Pascale (Pd) dice perché Meloni non ha torto a chiedere all'Ue una svolta pragmatica sull'ambiente

Il presidente dem della regione Emilia-Romagna riconosce come l'approcio europeo al clima sia stato "fallimentare" e sottolinea come la neutralità tecnologica sia "essenziale"

Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato sul Consiglio europeo, ha avvertito che l’Italia non potrà sostenere la revisione della legge europea sul clima “senza un vero cambio di approccio”. Ha criticato l’attuale impostazione definendola “ideologica e irragionevole”, con obiettivi “insostenibili” che rischiano di minare la credibilità dell’Unione europea. Abbiamo chiesto un commento al governatore dell’Emilia-Romagna, Michele De Pascale, governatore del Pd, cosa ne pensa. Innanzitutto, da sinistra, cosa vuol dire evitare un approccio ideologico sul clima? “Più che ideologico – ci dice De Pascale – l’approccio finora si è dimostrato fallimentare. La sfida climatica va affrontata in maniera determinata ma laica, concreta e misurabile. Non è accettabile continuare a polarizzare le posizioni, banalizzando problemi complessi e ignorando le conseguenze sociali, economiche e persino climatiche delle scelte che si fanno. In questo senso, quello che serve a livello europeo e italiano, dopo le emergenze climatiche e il crollo della produzione industriale, è un nuovo patto fra diversi. Il punto non è quello di abbattere genericamente le emissioni europee, spostando produzioni e ben più copiose emissioni altrove, ma mostrare al mondo come si possono ridurre, anche radicalmente, le emissioni difendendo la competitività delle imprese e la giustizia sociale”.

 

E dunque: quanto è importante la neutralità tecnologica sui temi ambientali? “E' essenziale, perché solo il progresso tecnologico ci permette di tenere insieme questi fattori. E solo la neutralità, e libertà, della scienza e della tecnologia ci permette di valutare tutte le soluzioni disponibili senza pregiudizi, sulla base di criteri scientifici, ambientali, economici. In una regione come la mia poi, tra le più industrializzate d’Europa, è essenziale non imporre un modello unico, ma sostenere tutte le tecnologie che possono contribuire a questo fine. Sull'energia ad esempio tutte le scelte vanno valutate sul cosiddetto trilemma energetico: garantire sostenibilità ambientale, accessibilità economica e sicurezza dell’approvvigionamento. Una sola scelta tecnologica può rispondere a una delle tre dimensioni, ma fallire sulle altre due. Il giusto mix può tenerle tutte insieme, per una transizione che sia davvero sostenibile”.

 

Quali sono gli obiettivi insostenibili e quali sono quelli sostenibili? “La sostenibilità di un obbiettivo in molti casi dipende anche dalla quantità di investimenti pubblici che la comunità è disponibile a mettere in campo. Cito ad esempio Sanità pubblica, istruzione, adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici e difesa. Chi governa quanta spesa pubblica è disponibile a destinare per questi obbiettivi? Poi ci sono strategie che più che insostenibili si sono proprio dimostrate sbagliate. Azzerare la produzione nazionale di gas per importarlo ha aumentato le emissioni di oltre il 25%. Penalizzare ceramica, chimica e acciaio europeo con gli attuali ets, ha diminuito i posti di lavoro e aumentato le emissioni globali con produzioni spostate in India o Turchia”.

 

Prendiamo la palla al balzo e chiediamo dunque a De Pascale su cosa è necessario affinché anche il mondo progressista si riconnetta con il suo elettorato su questi temi. “In realtà serve un cambio di passo da parte di tutte le forze politiche, da chi fino a ieri negava i cambiamenti climatici a chi come popolari, socialisti e liberali ha approvato l'attuale green deal. I diritti delle nuove generazioni, e quindi la sfida climatica, e la tutela del lavoro sono due pilastri imprescindibili di una politica progressista. I socialdemocratici europei non possono permettersi di non avere una ricetta credibile su questo punto”. E quanto è stato dannoso un approccio sui temi ambientali, in questi anni, che non ha messo al centro della sua agenda l’impatto avuto dalle politiche ambientaliste sull’industria? “Ripeto la strategia è stata oggettivamente sbagliata ma detto questo il governo Meloni è stato chiaro fin dal primo giorno sulla necessità di rivedere molti parametri. Io in diversi casi condivido anche, ma a distanza di 3 anni non credo si possa rivendicare alcun risultato concreto ne in Europa ne in patria. Al di la delle foto sorridenti con Trump e Von Der Leyen, siamo in grado di ottenere risultati concreti o è solo propaganda? Paghiamo costi dell'energia surreali, non ci sono incentivi e abbiamo perso anni preziosi sulle aree idonee per le rinnovabili, l'Europa ci contesta qualsiasi soluzione possibile sulle concessioni autostradali, sugli ets nessuna novità... Quanto potranno durare le imprese e i lavoratori italiani ad essere migliori del resto del pianeta nonostante tutto e nonostante tutti?”. Ottima domanda. Da girare forse non solo a chi si trova al governo ma anche a chi oggi si trova all'opposizione. 

 

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