
Ansa
Campo Putin e déjà vu
Sinistra in ordine sparso. Il M5s: "Rivedere le sanzioni alla Russia". Avs: "Se ne può discutere"
Il Pd è per il sostegno a Kyiv, gli alleati chiedono nuovamente lo stop alle armi. E pensano a rivedere le sanzioni. La senatrice Maiorino: "Non hanno funzionato". Fratoianni dice che non è tabù. Alla Camera Conte attacca la premier (e le regala un libro)
Oggi si separano sul supporto all’Ucraina, sulle armi. Domani, il rischio per le opposizioni, è che si dividano pure sulle sanzioni. E se il Pd, lo dice Alessandro Alfieri in Senato, chiede a “Meloni di sostenere sanzioni importanti, come il congelamento degli asset russi”, diverso è l’approccio degli alleati. Dice Alessandra Maiorino: “Rivedere le sanzioni? Ci hanno dato dei filoputiniani per aver detto molto meno. Ma è chiaro che non funzionano”. Non è la sola a pensarla così nel M5s. Mentre per Nicola Fratoianni: “Nel momento in cui si apre uno spazio di trattativa, anche questo tema può essere messo in discussione”.
Sono sfumature per ora, parole. Ma lasciano intravedere quello che potrebbe diventare il prossimo terreno su cui dividersi, adesso che il collante Gaza pare aver perso intensità. Oggi, nel giorno delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo, le opposizioni hanno presentato 5 mozioni diverse. Quella di Carlo Calenda a Palazzo Madama, con qualche riformulazione, ottiene il parere positivo del governo. Avs e M5s sono per lo stop alle armi. Si va in ordine sparso, il solito copione. Il dem Francesco Boccia minimizza: “Succedeva la stessa cosa quando questa maggioranza era all’opposizione”. Lo ribadisce più tardi anche Angelo Bonelli in Transatlantico. Ma ormai è un genere letterario, destinato ad arricchirsi.
In Aula intanto Giuseppe Conte non si fa vedere durante le repliche di Meloni. Non lo fa nemmeno Elly Schlein. Il leader M5s, un po’ “professore”, si presenta per le dichiarazioni di voto. Si stava preparando. Mostra un libro, lo hanno realizzato i suoi studenti? Si intitola “Governo Meloni, tre anni di tasse”. Dice che lo regalerà, con una dedica, alla premier. Che risponde, ridendo: “Me lo dia”. Conte passa quindi al contrattacco, dalla Palestina all’economia: “E’ un governo genocida”. E ancora: “Meloni vada Bruxelles a dire che ha sbagliato e ritiri la firma sugli impegni militari. Dica che non possiamo lasciare a Trump il negoziato in esclusiva sul conflitto russo-ucraino. Dobbiamo tutelare gli interessi europei ed italiani”. La Legge di bilancio? “Ridicola, solo briciole e tagli. Si era fatta spiegare male lo spread e ora anche gli utili delle banche. Glielo spiego io”.
La discussione va avanti, le agenzie scrivono che il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino è in dirittura d’arrivo. Ettore Licheri, il senatore che presto potrebbe diventare vicepresidente del M5s, la mette così: “Allentare le sanzioni potrebbe essere una leva negoziale. Ma è già capitato altre volte che l’Europa annunci nuovo misure economiche contro il Cremlino proprio alla vigilia di incontri diplomatici, quando sembra esserci un spazio per la diplomazia”. Licheri si riferisce all’incontro a Budapest tra Donald Trump e Vladimir Putin di cui si è parlato in questi giorni: “E’ un modo per boicottare questa possibilità? Ho questa sensazione”, conclude. Parlando al Foglio, subito dopo l’intervento in Senato, la sua collega Alessandra Maiorino rincara la dose. “Lo diciamo da tempo, le sanzioni non hanno funzionato. E nemmeno riempire l’Ucraina di armi ha dato dei risultati. Questa Europa è incomprensibile”, dice la combattiva senatrice del Movimento. Sono dichiarazioni che, in un déjà vu gialloverde, fanno il paio con quelle del leghista Stefano Candiani: “Basta mettere legna sul fuoco, fa male ai nostri conti”, dice il deputato del Carroccio, descrivendo un’Europa incapace e immatura dal punto di vista politico.
I limiti dell’Ue sul conflitto ucraino vengono sottolineati anche da Alleanza verdi sinistra. Dice Nicola Fratoianni: “Oggi tutti parlano di trattativa, noi lo diciamo da molto tempo. Se ci avessero dato ascolto un paio d’anni fa forse non saremmo in questa situazione”. E delle sanzioni cosa pensa il leader della sinistra? “Nel momento in cui si apre uno spazio di trattativa allora anche la questione sanzioni può essere messa discussione. E lo dice uno che le sanzioni le ha sempre votate, mentre l’invio di armi no. Non mi pare Bruxelles stia andando nella giusta direzione”.
Sono posizioni che marcano una sensibilità diversa da quella del Pd. E non solo pensando alla quota riformista, agli Alfieri e ai Guerini, o a quelli come Filippo Sensi che ha attaccato il M5s – “una vergogna” – per essersi astenuto all’Europarlamento sulla risoluzione che sanciva l’illegittimità del presidente bielorusso Lukashenka. Della necessita delle sanzioni al Nazareno è ancora convinta anche la parte più progressista, da Gianni Cuperlo – che della mediazione di Trump e delle intenzioni di Putin non si fida affatto – fino a Laura Boldrini: “Di certo la soluzione non passa per le armi. Ma la pressione delle sanzioni deve essere mantenuta”.

La mossa dell'Elevato