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Da Donzelli a Salis, il deepfake è bipartisan. In Parlamento le proposte di Avs e Noi Moderati

Alessandro Luna

Il responsabile dell'organizzazione di FdI e l'eurodeputata di Avs si sono ritrovati a smentire parole che non hanno mai pronunciato davvero. Alla Camera si ragiona su come intervenire con due proposte di legge: "Spingeremo affinché vengano calendarizzate quanto prima e insieme, in modo da poterle in caso abbinare", ci dice Carfagna

È lui o non è lui? Il deepfake coinvolge trasversalmente politici di destra e di sinistra, un pericolo incredibilmente bipartisan. E ciò che è accaduto nei giorni scorsi è forse l’unica cosa che unisce il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, e l’europarlamentare di Avs Ilaria Salis. Il primo ha denunciato la diffusione di un video in cui l’intelligenza artificiale, mettendogli in bocca parole che non ha mai pronunciato, gli faceva dire: “Onestamente credo che Ranucci abbia spesso toccato temi e fatto investigazioni che forse non avrebbe dovuto fare, intendo che forse ha messo il naso dove non avrebbe dovuto metterlo. Ognuno quando fa un lavoro si deve assumere tutte le responsabilità e sapere a cosa si può andare incontro”. Alla fine, l’intelligenza artificiale ha concesso a Donzelli un pizzico di umanità: “Poi è chiaro che possa dispiacere quello che gli è successo”.

Salis è stata invece oggetto di un video deepfake in cui minimizzava la morte dei tre carabinieri rimasti coinvolti nell'esplosione nel veronese della scorsa settimana: “Bisogna comprendere la strage dei carabinieri, frutto della disperazione, politica corresponsabile”. In questo caso il video falso era stato diffuso da un capogruppo di FdI nel consiglio comunale di una cittadina in Veneto, non da un account anonimo, come nel caso di Donzelli.

La sventura avrà unito i due malcapitati? Niente affatto. A chi ha accostato i due episodi, Ilaria Salis ha risposto notando l'origine dei video fake: “FdI si conferma una forza politica ipocrita e manipolatoria, pronta a gridare al complotto quando subisce un attacco scorretto, ma in prima fila nel praticare gli stessi metodi contro i propri avversari”. Non proprio uniti nella sventura, insomma. 

Eppure un’occasione per affrontare questo tema oltre i famosi “steccati ideologici” ci sarebbe. Negli ultimi mesi sono state presentate diverse proposte di legge che mirano a regolamentare e punire, nei casi di diffamazione e offesa della persona, i video deepfake. C'è una proposta proprio di Avs, il partito di Ilaria Salis, che interviene sul codice penale punendo la creazione dei contenuti fatti con l'Ai che hanno l'intento di diffamare o ledere la dignità di qualcuno. Ce n'è poi un'altra che ha come prima firmataria Mara Carfagna, di Noi Moderati, che al Foglio spiega: “Ho chiesto l’obbligo di marchiare il deepfake come tale, di bollinarlo, per consentire a tutti di distinguere il vero dal falso. La mia legge prevede il reato di diffusione fraudolenta di deepfake quando viene diffuso per ingannare, per diffamare o a scopi di sfruttamento sessuale. Bisogna contrastare le derive di queste nuove tecnologie. Spingeremo affinché queste proposte vengano calendarizzate quanto prima e insieme, in modo da poterle in caso abbinare. Anche in vista delle prossime politiche, c'è il pericolo di deepfake creati con l’obiettivo di influenzare e condizionare l’opinione pubblica”. 

E in effetti a inquietare è anche il tema dello sviluppo sempre più rapido di queste tecnologie. Uno dei primi video creati con l’intelligenza artificiale, a marzo 2023, mostrava Will Smith mentre mangiava degli spaghetti, in una scena che sembrava più un trip da Lsd che un video. Mani che si deformavano, spaghetti che sparivano e ricomparivano, occhi che si gonfiavano in maniera innaturale. A molti sembrò futuristica come cosa, ma già pochi mesi dopo erano comparsi video che raffiguravano la stessa scena con un aspetto decisamente più naturale e realistico. Oggi, solo un anno e mezzo dopo, i video fatti con i software più all’avanguardia appaiono quasi indistinguibili da quelli reali. E chissà cosa si potrà far dire a un qualsiasi politico, in campagna elettorale, per spaventare il suo elettorato e l’opinione pubblica.

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