
Alessandro Alfieri - foto Ansa
Alleanza Pd-M5s sotto accusa
Meglio Conte di Appendino, dice il riformista dem Alfieri
"Ci sta provando, Conte, come noi, a concentrarsi più su quello che ci unisce che su quello che ci divide", dice il senatore del Partito democratico
Dàgli a Giuseppe Conte, con fuoco amico: questo l’effetto della frase che l’ex sindaca di Torino e vicepresidente M5s Chiara Appendino ha rivolto ai parlamentari del suo partito: abbiamo un problema politico, era il concetto, e quel problema si chiama alleanza con il Pd. Proprio il Pd che, con la segretaria Elly Schlein, ha cercato di tradurre a tutti i costi in fatti la teoria del "vogliamo essere testardamente unitari", al punto da sopportare le bordate di Conte e le divergenze in politica estera. Ma la minoranza riformista dem, che sulla linea dello schiacciamento su Conte aveva più di qualcosa da ridire, oggi, di fronte alle parole di Appendino, a Conte riconosce l’onore delle armi. "Ci sta provando, Conte, come noi, a concentrarsi più su quello che ci unisce che su quello che ci divide, perché se non si vuole lasciare il paese in mano alla destra questo si deve fare", dice il senatore dem Alessandro Alfieri, coordinatore della minoranza del Pd.
Dice Appendino che l’alleanza con il Pd non è un dogma, il Pd come risponde? "Chi nel Pd ha qualche responsabilità", dice Alfieri, "si rende conto che l’alleanza con il M5s è necessaria per poter essere competitivi in vista delle elezioni politiche. Sappiamo anche che non è semplice costruirla, questa alleanza, perché su alcuni temi la pensiamo in modo diverso, però vediamo anche che il faticoso lavoro fianco a fianco che facciamo nelle aule parlamentari sta portando dei risultati, soprattutto nella definizione di un’agenda sociale nel paese, per esempio sul tema della difesa dell’istruzione pubblica e della sanità, sul tema degli stipendi, sul salario minimo".
E però alcune divergenze spiccano. "Su alcuni temi stiamo costruendo una convergenza, su altri non siamo d’accordo, ma è normale, anzi forse auspicabile, perché se devi raggiungere una vasta fetta della popolazione italiana e provare a vincere le elezioni ci devi arrivare. Ripeto: sappiamo che è difficile e che magari, in alcuni casi, sia il Pd sia il M5s possono perdere qualche voto. Non ce lo nascondiamo, ma se questo processo serve poi a far vincere complessivamente la coalizione, avremo fatto un passo in avanti tutti. Altrimenti ci teniamo questa destra".
Appendino ha parlato così dopo due risultati elettorali foschi per il M5s. "Sono prove intermedie", dice Alfieri, "ed è vero che, in entrambi i partiti, c’è chi dice che non era poi così necessario fare l’alleanza in Toscana. Ma questo è un lavoro di costruzione che ha valore soprattutto in vista delle Politiche: lo stare insieme nel centrosinistra non è scontato come nel centrodestra. Tuttora è un percorso che richiede pazienza e fatica nel riconoscersi, e questo percorso non puoi giudicarlo dal singolo punto percentuale, ma guardando oltre, perché se non ti prepari per tempo e non consolidi non arrivi al risultato".
Quindi Conte ha lavorato nella giusta direzione? "Sì, anche se non è facile per nessuno. Ma non abbiamo alternative. Abbiamo la consapevolezza di non poter lasciare il paese in mano alla destra, e per questo dobbiamo provare a lavorare sui punti dove si riscontrano alcune criticità per trovare un’intesa, sapendo che non potremo mai andare d’accordo su tutto. Se vogliamo rappresentare la maggior parte delle persone possibili, è impossibile. Sennò staremmo nello stesso partito". Eppure a qualcuno è piaciuta, dai due lati, l’uscita di Appendino. "È chiaro che Appendino ha rappresentato quel pezzo di M5s che non vuole l’accordo con noi, e a specchio, nel Pd, chi non lo vuole con loro. Ma questo è il momento di lavorare sul compromesso".