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Permessi estesi ai parenti, assegni d'inclusione: perché il nuovo dl Flussi potrebbe non piacere a Salvini

Luca Roberto

Tra le misure del nuovo decreto sugli ingressi regolari c'è un allargamento delle maglie sulla gestione dei permessi per lavoro. Mentre la Lega va in direzione contraria, col rischio di nuove tensioni in maggioranza

Una maggiore apertura, con un allargamento delle maglie per consentire l’arrivo in Italia di migranti regolari. E’ questo l’approccio del nuovo dl Flussi, licenziato dal governo a inizio ottobre e arrivato ieri in commissione Affari costituzionali alla Camera. Alcune novità sono significative: la durata del permesso rilasciato agli stranieri per motivi di protezione sociale o vittime di violenze o sfruttamento aumenta da sei mesi a un anno. In più, ai titolari del permesso per  protezione sociale sarà consentito l’accesso all’assegno di inclusione. Ma l’assegno potrà essere richiesto anche da chi ottiene un permesso per violenza domestica. In più, il permesso di un anno in quanto vittime di sfruttamento verrà esteso anche “a parenti e affini fino al secondo grado”. Chissà se la Lega di Salvini approva.

 

Come detto, la filosofia del nuovo decreto Flussi, approvato dal governo dopo un’interlocuzione con il Quirinale, è un generale restringimento della logica punitiva che spesso sembra ispirare gli interventi in materia d’immigrazione. A partire dall’articolo 1 della norma, in cui si dispone che la risposta dello sportello unico per l’immigrazione debba dare il nulla osta alle richieste effettuate per lavoro subordinato e per il lavoro stagionale non più entro 60 giorni dal click day, bensì entro 60 giorni “dall’imputazione della richiesta alle rispettive quote stabilite dal decreto flussi”. Come già previsto per lo scorso decreto flussi, anche in questo si dispone la possibilità di provvedere all’impiego di uno straniero in attesa di permesso o in attesa di proroga. E  viene estesa al triennio 2026-2028 la sperimentazione sugli “ingressi al di fuori delle quote”, per lavoratori da impiegare nell’assistenza agli ultraottantenni e ai disabili. Potranno essere 30 mila ingressi in più nel triennio (non più di 10 mila ogni anno). In aggiunta, la scadenza per il rilascio del nulla osta al ricongiungimento familiare non sarà più di 90 giorni ma di 150. E c’è la previsione, a regime, della precompilazione delle domande di lavoratori stranieri da parte dei datori di lavoro e delle organizzazioni di rappresentanza datoriale, sperimentata lo scorso anno. Sono norme volte a rendere gli ingressi nel paese più vicini alle richieste del mercato del lavoro. E l’allargamento della platea per godere dell’assegno di inclusione è una scelta politica che una qualche frizione, all’interno della maggioranza, la potrebbe innescare. Questo perché sebbene il testo sia arrivato alla Camera solo ieri, la Lega di Matteo Salvini ha già paventato alcune modifiche che vanno nella direzione opposta a quella prefigurata dal governo. Una proposta a cui sta lavorando il Carroccio, infatti, è una specie di “permesso di soggiorno a punti” che, nelle intenzioni del partito del vicepremier, dovrebbe applicarsi anche ai minori, a partire dai 14 anni. Tensioni erano emerse proprio nella discussione sul dl flussi. Chissà che ora il processo di conversione non porti nuovi strappi tra alleati.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.