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l'intervista
Flores d'Arcais: “Guardare a Gaza e dimenticare l'Ucraina è da sinistra schizofrenica”
Il filosofo, storico direttore di MicroMega: "Se non si capisce l'importanza di opporsi all'imperialismo di Putin sarà impossibile costruire un'alternativa a questo governo di incapaci"
“Ho parlato di catastrofe etica perché scendere in piazza per Gaza ma non per l’Ucraina dimostra la grande schizofrenia di chi si dice rispettoso dei valori democratici, soprattutto se progressista. L’invasione imperialista di Putin non è meno grave di quanto visto in medio oriente”. Paolo Flores d’Arcais lo ha scritto in un articolo su MicroMega, mettendo in fila le contraddizioni di quella piazza (e non solo). Parlando col Foglio, il filosofo, direttore per oltre 38 anni della rivista, aggiunge altri elementi, anche sulla base della intercorsa tregua a Gaza. “I firmatari dell’accordo in Egitto sono nemici della democrazia. Questo pone un problema: per quale motivo le opinioni pubbliche democratiche risultano così impotenti sulla scena politica, mentre le uniche mosse che contano solo quelle di nemici dichiarati della democrazia?”, si chiede Flores d’Arcais. “Venerdì Zelensky andrà in visita da Trump. Io spero che il presidente ucraino riceva i tomahawk per difendere la sua democrazia. Ma quello che mi preme far notare è: deve essere un nemico della democrazia come Trump a fare quello che avrebbero dovuto fare le democrazie europee?”.
Secondo lo storico direttore di MicroMega, animatore dei girotondi antiberlusconiani all’inizio degli anni 2000, “quello che mi sta a cuore è la speranza che vorrei nascesse da movimenti della società civile. La manifestazione per Gaza mi ha scaldato il cuore, ma ha innescato anche una grande amarezza. Perché se non si capisce l’importanza di manifestare anche per l’Ucraina queste piazze rimarranno solo un fuoco di paglia. Da cui sarà impossibile costruire un’alternativa a questo governo di incapaci, nepotisti e fascisti”. Quando lo si porta a ragionare sulla postura della sinistra, Flores D’Arcais, usa parole nette: “Una forza di sinistra è quella che al governo o sfruttando l’influenza che può avere all’opposizione fa in modo di ottenere riforme che possano diminuire le disuguaglianze nella società. Ma io questa cosa non la vedo almeno dal famoso inciucio tra D’Alema e Berlusconi. Quindi smetterei di usare la parola sinistra per forze che non hanno alcun titolo”.
Sarà forse che nel campo progressista italiano oramai c’è stato un cedimento assoluto al pacifismo purchessia, animato dalle piazze? “Ma il pacifismo non è una posizione di sinistra. E non è nemmeno democratica”, rintuzza Flores d’Arcais. “Ho visto di recente una vecchia pagina del Corriere della Sera, dopo la conferenza di Monaco, quando il governo francese e inglese si piegarono a Hitler. L’articolo diceva: Mussolini impone la pace al mondo. Ecco, io credo che la pace senza giustizia non sia pace ma schiavitù. Non a caso il dicastero vaticano si chiama Pacem et Iustitia. Per questo una vera marcia pacifista dovrebbe avere slogan completamente diversi da quelli della Perugia-Assisi. Esattamente come noi nel ‘68 dicevamo ‘Yankee go home’, oggi i pacifisti dovrebbero urlare ‘Putin go home’”. Altra contraddizione delle piazze pro Pal è lo schierarsi sotto alla bandiera dell’antioccidentalismo: “Ma già dire che l’occidente è il male ci dovrebbe far capire che siamo sia il male sia la lotta al male. Qui sono nate le rivoluzioni che ci hanno consentito di vivere nella democrazia anche quando il lato buio dell’occidente le cancellava. Siamo il luogo del conflitto. E chi vuole cancellarlo è il massimo del reazionario, altro che sinistra”. In conclusione, con Flores d’Arcais tocchiamo la deriva antisemita. “Oggi soprattutto una certa sinistra francese ha dimenticato la lezione di ‘Je suis Charlie Hebdo’ e pensa che ogni critica verso l’islam sia islamofobia. Mentre le femministe si dimenticano delle donne iraniane, a Gaza Hamas le donne le lapida, gli omosessuali li impicca. Se si dimentica questo non si è di sinistra, si è ciechi. E quindi, che poi si apra a forme di antisemitismo, purtroppo, è nella logica delle cose. Bisognerebbe fare molto di più per contrastarle”.
