
(foto Ansa)
Il racconto
Tajani da ruspa: accentra la ricostruzione di Gaza. Meloni delega Mantovano. Asse Crosetto-Provenzano
Si prende il dossier Gaza e presiede il tavolo dei ministri. La prudenza della Difesa, la spinta della Protezione Civile e il ruolo del capo di gabinetto Monteduro. Provenzano e il dialogo con il governo
Anche Tajani si è ingazato. E’ Tony da campo, e si allarga. Dopo i moderati si “prende” la ricostruzione di Gaza. Informa sul piano di pace Trump, ma ai banchi del governo ci sono solo ministri di Forza Italia. La Lega è assente. Il portavoce di FI, Raffaele Nevi, il Leonardo di “Salvini paraculetto”, suggerisce: “Forse dormono ancora”. L’ex ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola, in Aula, lo definisce “un Tajani Pride”. E’ la 69esima volta che Tajani riferisce alle Camere e la prossima settimana torna a indossare la felpa alla Bertolaso, pronto ad accogliere un altro charter di palestinesi. Si è buttato sulla sanità. Promette ospedali da campo, tende. E’ stato il Foglio a scrivere dei consigli di Marco Minniti a Meloni, e Tajani, il giorno dopo, ha indicato Bruno Archi, ex consigliere diplomatico del Cav., come inviato del ministero a Gaza. A destra si contendono la betoniera e Salvini arriva sempre terzo. Palazzo Chigi ha delegato il dossier Gaza ad Alfredo Mantovano e al suo capo di gabinetto, Alessandro Monteduro. Meloni il 22 ottobre va a pranzo con Mattarella. La pace o i datteri?
Era il ministro “più sfigato della storia”, ma la storia ora si rovescia. Meloni riceve il re di Giordania alla Gnam, a margine del processo di Aqaba (una fonte: “Un eventone con arte, diplomazia, sfarzo. E’ secondo solo alla mostra del Cinema dell’imperatore di Roma, Salvo Nastasi”). Giuseppe Conte corre a Villa Nazareth con il quasi Papa Parolin e il Patriarca Pizzaballa (ve ne raccontiamo un’altra: Conte non solo ha presentato una mozione diversa da Pd e Avs per non stracciare il Memorandum Italia-Libia. Eh, no. Li ha pure presi per il naso. Ha detto a Pd e Avs: “Scriviamola insieme”, poi, domenica, ad Assisi, fa sapere a Fratoianni: “Non posso votare la mozione, non posso lasciare la sicurezza a Meloni”). Chi resta a occuparsi di ricostruzione? Solo Tajani, Tony da campo. A Chigi presiede il tavolo con i ministri Bernini, Locatelli, Lollobrigida, Musumeci, Schillaci, Calderoli. Alla Protezione civile viene affidato, a stretto giro, il compito di installare ospedali da campo, forni campali, potabilizzatori dell’acqua. Da una parte la voglia di ricominciare, di ri-costruire, ma dall’altra c’è la prudenza dell’Arma dei carabinieri, del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il direttore del Dis, Vittorio Rizzi, anche lui presente, avverte che l’area è ancora instabile e che di fatto il controllo è nelle mani di Hamas. La verità è che la pace, come la quiete dopo i terremoti, ha scatenato la fantasia. Nel M5s se ne parla come una delle più grandi speculazioni edilizie della storia, tipo “Le mani sulla città” a Gaza, ma senza il regista Francesco Rosi. Conte, alla Camera, confida: “E’ in atto una grande spartizione. Ci sono fondi, suoceri, generi…”.
Al momento di vero ci sono solo i pacchi di cibo, il progetto Food for Gaza (con Coldiretti di Ettore Prandini che ha raccolto 13 tonnellate di aiuti alimentari, Confagricoltura 12, Confocooperative 50). L’idea che la ricostruzione sia Forza ricostruzione, di Forza Italia, è passata. Oltre a Tajani, Bernini, l’altro ministro coinvolto è Zangrillo che promette il rafforzamento dell’amministrazione pubblica palestinese (un giorno manderemo anche il grande Renato Brunetta). Se ne accorgono anche a Chigi tanto da inserire nel comunicato ufficiale che su “indicazione del Presidente Meloni è stata convocata una riunione operativa…”. E’ lontano ancora l’eventuale invio di soldati italiani, anche forze di pace su mandato Onu. Ma c‘è una novità. Crosetto sta dialogando con Peppe Provenzano, il responsabile esteri del Pd, per con coinvolgerlo, “Votiamo insieme”, e Provenzano lo ricambia, gli assicura che nel momento decisivo il “Pd sarà responsabile”. Tace invece il M5s, anzi, alla Camera, Riccardo Ricciardi usa i versi di De André per dire che “i palestinesi saranno i pellerossa del XXI secolo. Il piano di Trump non è di pace”. Lottano ancora per il riconoscimento dello stato di Palestina. Neppure la pace, a sinistra, è pace. Francesco Boccia, il Bravo di Schlein, firma con Patuanelli un odg per il riconoscimento dello stato palestinese e un altro per adeguare il curriculum giudiziario di Netanhayu e dei suoi ministri Smotrich e Ben-Gvir. Sono i “Toro seduto” di sinistra e fanno compagnia a Salvini che da ministro delle Infrastrutture è tagliato fuori dalla ricostruzione di Gaza. Tajani è salito sulla ruspa.