Ansa

La lettera

Accompagnare i viaggi ad Auscwhitz con un ripasso sul nuovo antisemitismo 

Eugenia Roccella

"Scrivo per approfittare di questa trascurabile polemica per parlare ancora del feroce, ingiustificabile, antico odio antiebraico che ancora non siamo riusciti a sconfiggere". La lettera della ministra per le Pari opportunità

Al direttore - Ho scoperto con vera sorpresa, dopo il mio intervento all’incontro dell’Unione delle comunità ebraiche italiane per il secondo anniversario del 7 ottobre, di essere revisionista, forse anche un po’ negazionista, di avere scheletri nell’armadio, di essere contraria ai viaggi d’istruzione ad Auschwitz, addirittura di non volerli finanziare, e comunque di considerarli inutili gite di piacere. E’ difficile per me, di formazione radicale e notoriamente da sempre molto vicina alle comunità ebraiche e ad Israele, riconoscermi in questo ritratto, ma ho già sperimentato più volte la capacità distorsiva della polemica politica, e soprattutto l’impoverimento del dibattito, del "libero gioco dei convincimenti" (permettetemi di citare una frase di mio padre) che oggi viviamo. 

 

Non scrivo quindi per spiegare meglio quello che ho detto, perché la strumentalità della rapidissima raffica di commenti al mio discorso, partita da alcuni gruppi parlamentari, mi sembra evidente. La giornata che si preparava era un evento storico, con il ritorno degli ostaggi, la promessa di una pace faticosa ma fattibile, i bambini di Gaza che facevano festa, e infine Giorgia Meloni a Sharm, per giunta unica donna, nel cuore degli avvenimenti. L’irritazione di una sinistra spiazzata e incerta, e il bisogno di bilanciare in qualche modo tutto questo, si potevano mettere in conto. Scrivo invece per approfittare di questa trascurabile polemica per parlare ancora di antisemitismo, del feroce, ingiustificabile, antico odio antiebraico che ancora non siamo riusciti a sconfiggere. Un odio che ribolle sotto traccia, e poi periodicamente riemerge, magari travestito da antisionismo o da nobile pacifismo.

 

Mai più. E’ questa la frase che abbiamo tutti ripetuto da quando il mondo ha conosciuto la verità dell’Olocausto, il genocidio degli ebrei compiuto dal nazifascismo, la freddezza disumanizzante di una accurata organizzazione burocratica dell’uccisione di massa. Ed è per alimentare questo mai più che abbiamo promosso i viaggi d’istruzione ad Auschwitz, portando centinaia di scolaresche a vedere con i propri occhi i campi di concentramento, a prendere coscienza di cosa accadeva lì dentro.

 

Il mai più deve però nutrirsi di consapevolezza storica e culturale, i nostri ragazzi devono capire come si è arrivati a individuare il nemico nel popolo ebraico, alimentando bugie, convinzioni diffuse, pregiudizi tali da creare intorno all’Olocausto un’ampia e magmatica zona grigia. Quanti dei giovani che hanno invaso le piazze in queste settimane gridando “Palestina libera dal fiume al mare”, inneggiando ai “guerriglieri” e ai “resistenti” di Hamas, insultando la senatrice Segre ed esaltando Francesca Albanese, sommergendo di fischi chi osava nominare gli ostaggi, avranno visitato i campi di sterminio, e cosa hanno capito? Quanti si rendono conto che la nascita e la sopravvivenza di Israele sono garanzia necessaria di quel mai più?

 

La mia proposta è semplice: accompagniamo i viaggi ad Auschwitz con un approfondimento a tutto campo sull’antisemitismo, su come abbia attraversato la nostra storia, tutta intera, a destra come a sinistra, su come ancora circoli e sia troppo spesso silenziosamente legittimato. Solo così, forse, potremo fare in modo che la memoria diventi consapevolezza e la consapevolezza comportamento. 
 

Eugenia Roccella, ministro per le Pari Opportunità

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