Il racconto

Meloni per Gaza: ospedali, militari, apre sul riconoscimento della Palestina. Il ruolo di Minniti

Carmelo Caruso

A Sharm El Sheikh incassa le lodi di Trump, chiede alle opposizioni di votare sull'invio di forze di pace. Tajani per il "modello Bambin Gesù". I consigli di Fabrizio Saggio e dell'ex ministro Pd

Roma. Ha le mani sporche di pace. A Sharm El Sheikh l’Italia si prende la sua scena e Giorgia Meloni lo spazio, unica donna presente. E’ storia. L’Italia?  “Sono fiera che  ci sia sul piano umanitario e sanitario. Porteremo strutture  sul posto”. Annuncia: “Sul piano della sicurezza possiamo implementare, con un passaggio parlamentare, la presenza dei carabinieri che è  già prevista nel decreto missioni”. Apre all’opposizione (“spero si voti all’unanimità”) e al riconoscimento dello stato di Palestina: “Se attuati gli accordi, oggi è più vicino”. Si sta facendo il nome di un italiano destinato ad avere un ruolo nella stabilizzazione dell’area. E’ l’ex ministro Marco Minniti. Il racconto. Saltano le agende, salta la scaletta. Il cerimoniale di governo avvisa che la firma del piano di pace Trump ritarda di tre ore. Si allungano le strette di mano. Piovono note istituzionali. Meloni incontra il presidente egiziano Al Sisi, quello turco Erdogan (che le dice: “Smetti di fumare” e lei: “Lo so, lo so. Impossibile”). Con Al Sisi Meloni parla di Piano Mattei, con Trump si trumpeggia.  Trump scherzando, rivolto a Meloni, la fa arrossire: “E’ giovane, bellissima”. E’ il momento  wonderful world. 


Trump esagera con le lodi, Meloni incassa. Dice Trump: “E’ una leader molto forte, incredibile, molto rispettata. Non ti dispiace se dico che sei bellissima?”. Il resto è pace. Il vicepremier Antonio Tajani spinge per replicare il modello “Raqqa e Hamman”. Sono le due città ospedale, le città dove grazie all’aiuto italiano si sono attrezzati 80 posti letto. Il modello italiano che si vuole “esportare” è quello “Bambin Gesù”. E’ il polo pediatrico romano che si è preso carico e medicato bambini di Gaza arrivati in agosto in Italia. La felicità per la fine della guerra, per il rilascio degli ostaggi, si istituzionalizza. Aumentano le precisazioni, la prudenza del governo. L’invio di militari del Genio civile viene smentito, “troppo presto per parlarne”. I diplomatici italiani ricordano che al momento è prematuro ragionare di qualsiasi invio di militari, di missione italiana: “Ci sono ancora in corso esecuzioni sommarie”. In un’intervista al Tg1, il comandante generale dei carabinieri, Salvatore Luongo, ha spiegato che la presenza italiana è di “otto carabinieri a Rafah” e usato l’espressione “c’è la possibilità che questo impegno possa aumentare”. Nel linguaggio militare significa che non è deciso nulla e che i Corpi vogliono regole d’ingaggio limpide. A sera è Meloni ad anticipare la linea del governo: ci sarà un passaggio parlamentare. Chiede l’unanimità, il voto delle opposizioni. Dice Meloni: “Siamo pronti a implementare questa presenza, fino ad arrivare alla partecipazione a una forza di stabilizzazione. C’è la volontà politica”.   In questo momento il corridoio italiano delle decisioni è Chigi-Farnesina-Difesa. C’è un Saggio per Meloni, ed è Fabrizio, il suo consigliere diplomatico, ma ce n’è un altro che conosce l’area, gli americani e Tony Blair che Al Sisi e Trump vogliono alla guida del Consiglio di Pace. L’altro saggio di Meloni è Minniti, l’ex ministro, presidente della Fondazione Med-Or, coinvolto nel piano Mattei. E’ in  contatto con Meloni e non si esclude un incontro a brevissimo. Minniti avrebbe già studiato le criticità della ricostruzione a Gaza. Secondo la Banca Mondiale serviranno 50 miliardi di dollari per fa rinascere la striscia.  Secondo  Minniti è da chiarire che tipo di accesso ci sarà sui porti. La partecipata di stato che in un primo momento potrebbe avere una parte in causa, e dicono lo abbia  già,  è l’Eni. In Borsa si registra, lo notano i giornali finanziari, il rialzo delle società italiane che operano nel settore del cemento. Una su tutte è Cementir, società del gruppo Caltagirone. Oggi Meloni sarà al Quirinale insieme a Sergio Mattarella per la visita ufficiale di Papa Leone XIV. Arriva anche il Re Abdullah di Giordania, altra figura chiave nell’accordo di Trump su Gaza. E’  anche il giorno del Cdm su manovra (si attende un contributo da parte delle banche di circa tre miliardi). Sembra tramontare il possibile viaggio di Meloni in America, il 18 per la cena del Niaf (la lobby italo americana). Trump non ci sarà. Da  Sharm, Meloni si porta la pace, la fotografia album,  i complimenti (ancora) di Trump, il suo “wonderful woman”. Per un giorno sembra il mondo di Louis Armstrong.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio