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Editoriali

Dal pacifismo è tutto, a voi studio

Redazione

Il cortocircuito della sinistra pacifista che ha fatto di tutto per evitare la pace. Il risultato è che chi ha passato mesi a chiedere il cessate il fuoco, ora sembra quasi dispiaciuto che il cessate il fuoco sia arrivato davvero

 

C’è una certa malinconia, oggi, nei salotti del pacifismo professionale. La pace in medio oriente, arrivata grazie al piano di Donald Trump e alla mediazione dei paesi arabi, ha colto di sorpresa chi, da anni, ha costruito la propria identità sulla convinzione che la pace fosse sempre impossibile, e che la colpa fosse sempre di Israele. Gli ostaggi sono liberi, l’Idf si ritira dalla Striscia, le bandiere bianche si alzano, ma in Italia tre partiti – Pd, M5s e Avs – giusto pochi giorni fa, a parte qualche eroico parlamentare del Pd e senatore del Pd che ha deciso di non votare come da indicazione del  hanno fatto una scelta di campo tipicamente pacifista: non hanno votato la mozione di sostegno a questo piano.

 

E’ stata una scena da commedia politica. Quando c’è la guerra, si invoca la pace. Quando la pace arriva, si sospetta l’inganno. Perché accettare che la diplomazia funzioni, che gli accordi tra nemici siano possibili, che anche un leader impresentabile come Trump possa produrre risultati? Troppo complicato per un certo moralismo progressista, abituato a dividere il mondo in buoni e cattivi, in vittime e carnefici, in Israele che sbaglia sempre e Palestina che non sbaglia mai. La sinistra pacifista avrebbe potuto dire: bene, la pace è un bene, anche se non è la nostra. Invece preferisce dire: sì, ma a quale prezzo? Come se la fine di una guerra dovesse essere meno degna solo perché non è arrivata dal versante giusto. Il risultato è che chi ha passato mesi a chiedere il cessate il fuoco, ora sembra quasi dispiaciuto che il cessate il fuoco sia arrivato davvero. La verità è che la pace di Trump è un colpo al cuore del pacifismo italiano, quello che si scalda solo quando può puntare il dito contro l’Occidente. E ora che il dito non sa più dove puntare, rimane sospeso in aria, confuso, a chiedersi chi sia il nuovo colpevole. Forse il problema non è la pace, ma il fatto che, per una volta, non è stata la sinistra a farla.

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