
Il racconto
Meloni: "La nostra sinistra è peggio di Hamas". Il nemico ora è Francesca Albanese. Vannacci "diserta"
La premier chiude la campagna in Toscana e attaca Pd, Albanese. Salvini: "Non rompa i coglioni". Palazzo Chigi si infastidisce con Tajani che anticipa la notizia del viaggio in Egitto di Meloni
Firenze. Meloni è Generale, Vannacci generalino (non si presenta, scrive al Foglio: “Sono a Pisa”) la pace la prepara Crosetto, il generalone. Meloni sul Nilo. Il nemico adesso è Francesca Albanese. Dice Meloni: “La sinistra italiana è peggio di Hamas”. Va a Firenze a chiudere la campagna elettorale toscana, ma scoppia il caso, l’incomprensione da successo. Antonio Tajani anticipa la notizia: “Lunedì, Meloni sarà in Egitto” per la festa di pace. Palazzo Chigi non gradisce. Viene bruciata la sorpresa. A piazza San Lorenzo, Tajani conferma: “Gli inviti arriveranno oggi, me lo ha comunicato il ministro degli esteri egiziano”. In pratica non ci sono. Per Chigi è imprudenza. Si passa dalla ricostruzione a Gaza, la politica estera, alle miserie, il castrum di Vannacci. Lo cercano. Dov’è? Salvini lo sostituisce. Esalta Netanyahu, chiede il licenziamento di Albanese dall’Onu: “Non rompere i coglioni”. Meloni in mezzo a Salvini e Tajani è la donna con l’ermellino.
Da Firenze. Duemila ad ascoltare, una piazza popolare, San Lorenzo, quartiere multietnico. La destra in Toscana perde, lo sa, ma il tema è di quanto. Spiegano da Fratelli d’Italia: “Bisogna solo capire che risultato farà la Lega che in Toscana è guidata da Vannacci”. Il candidato è Alessandro Tomasi, un amministratore perbene che in altri tempi sarebbe stato un riformista del Pd, il Gori del Granducato. Su un balcone è appeso lo striscione “Votate Draghi” sotto il simbolo di FdI, Lega, Forza Italia, Noi Moderati. Sembra un episodio di “Black Mirror”. Lo nota Maurizio Lupi, che l’altro giorno a Paolo Barelli, capogruppo alla Camera di Forza Italia, diceva: “Continuate, così, continuate a fare campagna acquisti da noi. Continuate”. Tajani sale sul palco ed elenca le vittorie toscane della destra. Salvini appena parla Tajani scoppia a ridere. Tajani si vanta degli scippi a Italia viva, il partito di Renzi, e partono i fischi e non si capisce se a Renzi o a Tajani. Non funziona. Parla di Berlusconi e cominciano gli applausi. Funziona. Niente. Aspettano solo Meloni. E’ il decennio di Meloni. A raffica, lei: “Siamo cintura nera a smentire bugie della sinistra; “dovete spiegare cosa volete fare con il governo”; “a sinistra non hanno visione di politica estera”; “sono disposti a fare qualsiasi patto per stare al potere”; “tra noi e loro c’è una differenza quando ci vergogniamo, noi non facciamo le cose, loro, a sinistra, le fanno e le nascondono”; “hanno preso loro la spallata, secca”; “in Calabria hanno schierato il padre del reddito di cittadinanza. Siamo passati dal gratuitamente al qualunquemente. Sappiamo come è andata”. Loda gli italiani: “Gli italiani capiscono quando la politica li prende per imbecilli. Vota per me avrai lo stato in Palestina. La gente non è stupida”. Il boato: “L’Italia non fa la ruota di scorta di nessuno. Non gli va giù”. Poi: “Ragazzi, sono stanchissima”. Usa la parola “rabbia” perché “la sinistra sta tirando fuori una rabbia, una rabbia che esce fuori dalla paura. Stiamo dimostrando che loro erano scarsi”. Pronuncia il nome Cgil e sono “buuu” e Meloni: “Calmi”. Si calmano. Berlusconeggia: “Abbiamo creato un milione di posti di lavoro. La Cgil ha già convocato uno sciopero generale su una manovra che non ho ancora scritto”. Irride Landini: “Convoca lo sciopero, ma Hamas libera gli ostaggi e poi c’è Francesca Albanese che insulta la senatrice Segre”. Dà il titolo: “La sinistra italiana è più fondamentalista di Hamas. Sono prigionieri di un radicalismo ideologico”. Meloni ha un metodo ormai consumato: riempie gli italiani di complimenti (“non sono stupidi”, “sanno”, “capiscono”) un popolo da sempre abituato a essere definito “cialtrone”, 55 milioni di Cagliostri. Si può permettere anche di mettere paletti su Gaza, la ricostruzione. Manderemo truppe italiane a Gaza? Alt. Dice il governo, pensa la Difesa, che per farlo ci debba essere un mandato chiaro, una forza multinazionale come Ifor in Bosnia, una forza di interposizione Nato e non più il modello Unifil in Libano, un modello che si è rivelato fallimentare. Vannacci, dove è finito?