Il vertice a Chigi

La Cgil prepara la piazza anti manovra, ma la Uil tratta con il governo sui salari. Landini in tilt

Gianluca De Rosa

Bombardieri frena sullo sciopero e lancia la proposta sulla detassazione dei rinnovi dei contratti nazionali concordata con Confindustria (e in realtà anche Cgil). La ministra Calderone e il sottosegretario Durigon sono d'accordo. Ma il Mef la pensa come la Cisl: meglio detassare i salari di produttività

Ha accusato i membri del governo di “complicità in genocidio” a Gaza e per il 25 ottobre ha già organizzato una nuova piazza di protesta. Intanto però, come se nulla fosse, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ieri era a Palazzo Chigi a guardare occhi negli occhi i presunti complici dei crimini in Palestina: il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, gli altri ministri economici e, notizia, anche l’ex segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, per la prima volta a questi incontri dall’altro lato della barricata, come sottosegretario. E però al termine dell’incontro è stato comunque lui, Landini, a dire: “E’ stato un incontro offensivo e dannoso”. Ma le cose non stanno proprio così. Un dialogo, anche se pare impossibile, c’è. 


Nella Sala verde le maggiori sigle sindacali italiane hanno incontrato ieri pomeriggio il governo per iniziare una discussione sulla manovra economica che, come ufficializzato ieri da Giorgetti, arriverà martedì in Cdm. Con Landini c’erano dunque anche i segretari di Uil e Cisl, Pierpaolo Bombardieri e Daniela Fumarola. 
Patrimoniale all’1,3 per cento per i super ricchi, no al riarmo, piano industriale triennale e neutralizzazione del drenaggio fiscale attraverso un’indicizzazione di salari e pensioni all’inflazione e, infine, restituzione dei 25 miliardi aggiuntivi pagati da pensionati e lavoratori dipendenti nell’ultimo biennio a causa del fiscal drag. E’ su questa piattaforma che Landini prepara la piazza di sabato 25 ma, almeno per ora, non lo sciopero generale: “Vedremo”, diceva ieri. A frenarlo c’è un evento inedito. A differenza degli anni passati, quando Cgil e Uil hanno convintamente proclamato insieme la mobilitazione generale contro la legge di Bilancio, questa volta il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri è più prudente. Potrebbe non seguire Landini. Al termine del vertice a Chigi ai cronisti ha spiegato: “Al governo presentiamo delle priorità che sono state condivise anche con Confindustria. La prima sono i salari, troppo bassi ed erosi dall’inflazione: chiediamo di detassare gli aumenti contrattuali e di spostare risorse sul rinnovo dei contratti”. Sottolineando con forza come le proposte sui salari – ma anche su caro energia, contrasto ai contratti pirata e piano industriale nazionale – siano condivise anche con Confindustria. Insomma, Bombardieri ha smesso di inseguire Landini e i suoi “scioperi in anticipo” (copyright della segretaria della Cisl Silvia Fumarola) e si è messo a dialogare con Emanuele Orsini, posticipando eventualmente la protesta a quando il governo non avrà realmente ascoltato le richieste del sindacato. E anche Landini in realtà dovrà ancora ascoltare: le proposte di Uil e Confindustria sono in parte anche le sue.

 

Inoltre la Uil – e al di là delle grida di Landini anche la Cgil – ha in realtà trovato una sponda inattesa per le proposte su fiscal drag e crescita salariale in un pezzo di governo rappresentato dalla ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone e dal sottosegretario leghista ed ex segretario generale dell’Ugl Claudio Durigon. Su come fare aumentare i salari, infatti, la divisione riguarda, in modo speculare, sia il governo sia i sindacati. Con da un lato l’asse Uil-Cgil-Calderone-Durigon che punta sulla detassazione degli incrementi contrattuali dei Ccnl e, in caso di mancato rinnovo, sull’indicizzazione degli scaglioni Irpef in base all’inflazione che consenta di neutralizzare il fiscal drag, dall’altro Mef e Cisl che spingono per l’azzeramento della tassazione sul salario di produttività, slegato dai Ccnl e lasciato alla contrattazione aziendale. Anche perché – spiegano dal sindacato cattolico – solo la detassazione degli aumenti contrattuali dei metalmeccanici costerebbe 3 miliardi di euro.