Ansa

Tra ingressi e consensi

Occhiuto stravince, Tajani s'ingrossa da nord a sud e fa arrabbiare gli alleati. I timori di Meloni

Ruggiero Montenegro 

In Calabria Forza Italia è il primo partito. Intanto fa campagna acquisti da Noi moderati e pensa ad allargare le alleanze strutturali al centro. Dall'Udc a Giovanardi.  "Siamo un movimento on the road", dice Gasparri. Ma la premier teme per l'equilibrio della coalizione. E FdI punta la Sicilia

Crescono in Calabria, dove stravince Roberto Occhiuto. Fanno campagna acquisti nei territori, a discapito degli alleati. E pure a Roma: l’ultimo – il sottosegretario Giorgio Silli – arriva da Noi moderati, facendo arrabbiare l’amico Maurizio Lupi. S’allargano a tal punto che dalle parti di Fratelli d’Italia, hanno cominciato a farsi qualche domanda: dove vuole arrivare Forza Italia? Antonio Tajani, ha fissato l’obiettivo: al 20 per cento. Qualche preoccupazione, pare, sia venuta pure a Giorgia Meloni. Perché va bene crescere ma ci sono anche gli equilibri della maggioranza di cui tener conto. E poi c’è la manovra. 

“Siamo un movimento on the road”, gongola Maurizio Gasparri. Ieri il capogruppo al Senato, l’organizzatore del partito, era in Toscana dove si vota domenica. Il suo omologo a Montecitorio, Paolo Barelli, e il leader Tajani erano invece in Calabria per la festa di Occhiuto. Il governatore uscente si era dimesso dopo l’inchiesta per corruzione. Voleva, ha spiegato, che i calabresi gli rinnovassero la fiducia. Ma la mossa tornava utile ad azzerare anche le tensioni interne alla sua maggioranza. FI è la prima forza, la lista del presidente fa il pieno. L’operazione, insomma, è ampiamente riuscita. E non è l’unica: perché FI resterà certamente un partito d’opinione ma contano anche i voti. Personalità come Giuseppe Bicchielli, che ha un indotto di amministratori locali, rispondono proprio a questa esigenza. Anche Bicchielli è arrivato a metà settembre da Noi moderati. E questo aiuta a capire il terremoto campano che ha portato Lupi a ridisegnare l’organigramma locale. Altri movimenti nelle scorse settimane si sono registrati pure in Calabria e Toscana (sabato è stato annunciato il ritorno in FI di Lucia Tanti, vicesindaca di Arezzo). Lupi, che non l’ha presa per niente bene, ha chiesto le dimissioni del sottosegretario Silli, indicato alla Farnesina proprio in quota Noi moderati (di è stato responsabile toscano). E pare che così andrà a finire.

Gasparri la mette così: “Serve un bagno d’umiltà da parte di tutti. Alcuni nella coalizione dovrebbero prendere consapevolezza della dinamica bipolare della politica italiana”. E in quota popolari e moderati è Tajani il più attrattivo. L’Udc, per dire, già da qualche mese ha voltato le spalle alla Lega per stringere un accordo con gli azzurri, che vogliono una collaborazione sempre più strutturale. E anche quell’area cattolica vicina all’ex ministro Carlo Giovanardi potrebbe finire nell’orbita forzista. La crescita del partito intanto si misura anche con i consensi locali.

Da FI fanno notare i risultati della Valle d’Aosta: gli azzurri ha preso il 10,05 per cento, solo 600 voti meno di FdI. Mentre nel capoluogo, alle amministrative, sono il primo partito del centrodestra con il 12,5. “E se cresci da Catanzaro ad Aosta – certifica Gasparri – vuol dire lavoriamo bene”. Il successo di Occhiuto sostiene questa tesi, mentre FI resta il partito che guida il maggior numero di regioni. Oltre alla Calabria ci sono Molise, Basilicata, Piemonte. E Sicilia, dove le turbolenze tra alleati sono all’ordine del giorno. “Un bis di Schifani? Non mi esprimo”, ha detto a Rep. il commissario di FdI in regione Luca Sbardella, mandando un segnale. Questioni locali, certo. Ma anche di equilibrio. O forse - a guardare meglio - sono problemi d’allargamento, per Tajani e per la coalizione.
 

Di più su questi argomenti: