(foto EPA)

l'intervista

Luzzatto Voghera (Cdec): “A due anni dal 7 ottobre antisemitismo in crescita, quando ci scapperà il morto sarà troppo tardi”

Luca Roberto

Lo storico, direttore della Fondazione che ha un'osservatorio sull'antisemitismo: "I messaggi più ambigui in questi mesi li abbiamo sentiti dal campo progressista. A Schlein, Landini e Conte dico: guai a voler trarre consenso dalle piazze in cui si agita una narrativa violenta contro gli ebrei"

“La situazione è deteriorata, peggio di quanto potessimo mai immaginare. E i casi di antisemitismo sono talmente tanti che è difficile starci dietro, non so nemmeno se riusciamo a contarli tutti”. Lo storico Gadi Luzzatto Voghera è il direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), che ha al proprio interno un osservatorio sull’antisemitismo. Un lavoro che portavano avanti anche prima, ma dal 7 ottobre in poi è diventata una sentinella per monitorare le derive d’odio antiebraico che si registrano nel paese. “Quello che registriamo col nostro lavoro è proprio un’incapacità di adottare linguaggi nuovi, da qui l’utilizzo di termini come ‘genocidio’ che mal si applicano al caso di Gaza”, spiega Luzzatto Voghera. “Dall’altro, è in corso una polarizzazione che tocca da vicino anche noi. Faccio un esempio: come Cdec lavoriamo con alcune associazioni in progetti educativi nelle scuole. In questi mesi ci è capitato spesso di avere a che fare con gente che ci chiedeva di schierarci, altrimenti non avrebbe voluto niente a che fare con noi. Io questa semplificazione la trovo preoccupante. Mentre prima era il fascismo che ti obbligava all’antisemitismo, adesso è il tuo entourage sociale che ti impone certe dinamiche”.

 

Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sull’antisemitismo, il 96 per cento dei componenti delle comunità ebraiche italiane ha avuto a che fare con episodi di odio nell’ultimo anno. Dalle scritte sui muri delle città alle aggressioni vere e proprie, che spesso portano all’auto imposizione di non esporre simboli ebraici. E’ normale che anche la commemorazione del 7 ottobre debba avvenire in silenzio? “Io sono convinto che l’antisemitismo sia una malattia forte di questa società”, spiega ancora il direttore della Fondazione. “Eppure quest’onda travolgente è come se qualcuno non la vedesse, scherza col fuoco. Quando ci scapperà il morto allora verranno a piangere. A quel punto però le comunità ebraiche giustamente diranno: non vogliamo avere niente a che fare con voi”. Luzzatto Voghera, che viene da una storia di sinistra, da anni di militanza nel Pci, ci tiene ad addebitare responsabilità politiche precise, facendo nomi e cognomi. “Lo scrissi anche in un articolo su MicroMega nel 1982: occhio a usare l’antisemitismo per raccogliere il consenso delle piazze. E’ qualcosa che dico anche a Landini, alla Schlein, che è sempre più schiacciata sulle posizioni di Conte. Non è così che si fa politica. I messaggi più ambigui, ahimè, in questi mesi li abbiamo sentititi proprio dal campo progressista. E non ci sono grandi reazioni. Io trovo che sia ignobile e inaccettabile che il sindaco di Reggio Emilia non abbia ricevuto nemmeno un sms di solidarietà da esponenti del Pd per la contestazione ricevuta da Francesca Albanese. Per questo dico: il rischio è che rimangano solo delle manifestazioni di piazza che veicolano messaggi d’odio ma che ben poco servono alla causa palestinese”.

 

Secondo Luzzatto Voghera, peraltro, “le piazze non si organizzano certo dalla sera alla mattina. Per cui è evidente che ci sono gruppi, come i Giovani palestinesi italiani, che sono organizzati, ben finanziati. E su cui forse dovremmo mettere una lente per capire meglio alcuni legami, come quelli con i Fratelli Musulmani, un’organizzazione islamica fascista pericolosissima”. La ricorrenza del 7 ottobre, insomma, è sempre più una spia accesa su questa deriva montante e che non accenna a spegnersi. A maggior ragione perché quel pogrom in molti continuano a definirlo “resistenza” (oggi proprio il movimento Giovani palestinesi ha organizzato una manifestazione a Bologna con questa parola d’ordine). Le istituzioni stanno facendo abbastanza per contrastare il fenomeno? “L’azione del coordinatore per la lotta all’antisemitismo la sosteniamo, c’è una strategia d’azione che condividiamo e in cui facciamo la nostra parte”, dice in conclusione Luzzatto Voghera. “So che in Parlamento sono a lavoro su un paio di disegni di legge per dare strumenti d’intervento contro l’antisemitismo. Adesso, che il problema venga riconosciuto con un intervento normativo è qualcosa di positivo. Ma non vorrei che si usasse l’antisemitismo per introdurre misure di repressione alla libertà personale: questo sarebbe molto pericoloso”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.